pensatore debole
loc. s.le m. Filosofo che sostiene la teoria del pensiero debole. ◆ «Alla mamma non avevo mai detto nulla, aveva quasi ottant’anni e quel giorno mia sorella gli ha nascosto Stampa Sera che dava la notizia in terza pagina con un titolo grosso così. Sono sempre stato un pensatore debole, non avevo voglia di spiegare, di far star male la gente, di grandi battaglie. Queste cose le dici subito o mai più» [Gianni Vattimo intervistato da Dario Cresto-Dina]. (Repubblica, 4 giugno 2000, p. 11) • Indice puntato contro i teologi che hanno modificato la fede: Paul Knitter e John Hick, secondo i quali tutte le religioni «sono o possono essere ugualmente valide». «Il cristiano debole, come il pensatore debole, alla fine diventa un cristiano arrendevole», mette in guardia il presidente del Senato [Marcello Pera]. (G. Ben., Corriere della sera, 13 maggio 2004, p. 37, Cultura) • Se si vuol capire che cos’è un simbolo, meglio leggere [René] Guénon o [Ananda] Coomaraswamy che uno zelante semiologo o un baronale «pensatore debole»… (Roberto Calasso, Corriere della sera, 7 aprile 2007, p. 39, Cultura).
Composto dal s. m. pensatore e dall’agg. debole.
Già attestato nella Repubblica del 23 settembre 1989, p. 7 (Antonio Gnoli).