pellicola
pellìcola s. f. [dal lat. pellicŭla, dim. di pellis «pelle»]. – 1. non com. Pelle sottile; per estens., buccia sottile di alcuni frutti, e qualsiasi membrana che abbia l’aspetto di una pelle molto fina. 2. Sinon. di film nel sign. di strato sottile: una p. metallica; ricoprire qualcosa con una p. protettiva; una p. plastica molto sottile e per lo più trasparente è comunem. adoperata per avvolgere alimenti e cibi crudi o cotti a garanzia di una conservazione più lunga in frigorifero o in congelatore. 3. Sempre come sinon. di film: a. In fotografia e in cinematografia, il materiale sensibile usato per la ripresa (e, dopo lo sviluppo, per la stampa o la proiezione), costituito da uno o più strati di emulsione stesi su un supporto flessibile (normalmente di acetato di cellulosa; in passato, di celluloide) e da altri strati (protettivi, antialone): p. fotografica e cinematografica; avvolgere, montare, cambiare la pellicola. Mentre la p. in bianco e nero presenta un solo strato di emulsione, le p. a colori ne hanno tre, sensibili rispettivamente al blu, al verde e al rosso; in partic., p. per negative (o semplicem. p. negative), quelle in cui ciascuno dei tre strati, se impressionato dalla luce del colore a cui è sensibile, dà luogo, in seguito allo sviluppo e alla sbianca, a un’immagine del colore complementare (gialla per lo strato sensibile al blu, magenta per quello sensibile al verde e ciano per quello sensibile al rosso), in modo che la pellicola sviluppata presenta complessivamente un’immagine dai colori complementari a quelli del soggetto, alla quale risulta inoltre sovrapposta una maschera arancione che serve a ottimizzare la resa cromatica in fase di stampa; p. per diapositive, quelle in cui, in seguito a un processo detto di «inversione» (donde l’attributo «invertibili») si produce un’immagine (sempre del colore complementare a quello al quale lo strato è sensibile) solo nelle zone originariamente non impressionate dai colori del soggetto, in modo che la pellicola sviluppata presenta un’immagine positiva, che riproduce direttamente i colori del soggetto. P. piane, pellicole di grande formato (non avvolgibili), adoperate in generale per riprese con il banco ottico (con riferimento al caricatore in cui sono contenute, che ne consente l’esposizione in successione, si parla anche di pellicola a pacco o, con termine ingl. filmpack); p. radiografica, film negativo, rettangolare, di notevole spessore e grandi dimensioni (con lati anche di qualche decimetro), usato in radiodiagnostica (è detta anche lastra radiografica, e, spec. dopo impressionata, semplicem. lastra); p. fotomeccanica, caratterizzata da un’emulsione a contrasto elevato e usata nei processi di riproduzione fotomeccanica di disegni o testi e nella elaborazione di immagini (anche a colori) per scopi grafici: le pellicole di contrasto elevatissimo (tale da escludere la presenza di mezzi toni), usate esclusivamente nelle arti grafiche, sono dette, più propriam., pellicole lith (v. lith). b. non com. Opera cinematografica considerata con riferimento al suo contenuto: una bella p., una vecchia p. (ma si dice piuttosto: un bel film, un vecchio film, ecc.). ◆ Dim. pellicolina, pellicolétta, nel sign. 1.