peggio
pèggio avv. e agg. [lat. pĕius, neutro di peior -ioris (v. peggiore)]. – 1. avv. a. Comparativo dell’avv. male, che quindi significa più male, in modo peggiore: mi sento p.; non poteva finire p. di così; lo tratta p. di una bestia; se lo rimproveri lui fa p.; mutarsi in peggio. Premesso a participî passati per esprimere un concetto comparativo: m’è sembrato p. disposto (= più mal disposto) dell’altra volta; e preceduto dall’articolo con valore di superl. relativo: le opere p. riuscite. b. Locuz. particolari: stare p., con riguardo alla salute, di malato che va aggravandosi (sembrava sul punto di guarire, ma oggi sta p.), oppure con riferimento alle condizioni economiche (è gente che sta p. di noi), o più genericam. alle condizioni di vita anche sociale e politica. Andare p., procedere (o, di persona, riuscire) in modo meno soddisfacente: quest’anno a scuola va peggio; il raccolto va peggio dell’anno scorso; andare di male in p., peggiorare continuamente e sensibilmente. Con valore olofrastico: tanto p.!, p. per lui!, quasi a dire che il danno sarà solo di chi ne ha la colpa; per il modo prov. peggio che andar di notte, v. notte, n. 2 a. 2. agg., invar. Equivale a peggiore (o al plur. peggiori), con cui tuttavia non sempre si può sostituire, anche perché ha sign. più generico: a. In funzione di predicato con i verbi essere, parere, sembrare: oggi il tempo è p. di ieri; questa qualità mi sembra p. (dell’altra); più spesso con valore neutro: contraddirlo è peggio. b. Sempre con valore neutro, preceduto dalla prep. di: avvenne qualche cosa di p.; c’è di p.; non c’è di p. che sentirsi tradito. c. Come attributo, soprattutto nell’uso pop.: ho cavato altri da p. imbrogli (Manzoni); più spesso preceduto dall’art., con valore di superlativo relativo: è uscito con le p. scarpe che aveva; è la p. decisione che tu possa prendere. d. Di uso com. il peggio, sostantivato con valore neutro («la cosa, o la situazione, peggiore»): il p. è che son rimasto senza un soldo; questo è il p. che mi potesse capitare; temo che le cose si mettano per il p.; il tempo si mette al p., sta peggiorando; non bisogna pensare al p., a un aggravarsi della situazione, o sim.; il p. non è mai morto (prov.); analogam., il meno p., la possibilità, la soluzione, l’evento che, senza essere quelli desiderati o sperati, sono tuttavia da accettare accontentandosi; seguire una politica del meno p., una politica di adattamento. e. Valore neutro ha anche il femm. la peggio, soprattutto nella locuz. avere la p. (dove si sottintende sorte o sim.), riuscire vinto, sconfitto: sono venuti alle mani e i nostri hanno avuto la peggio; e nella locuz. avv. alla peggio, nella peggiore ipotesi: alla p. mi adatterò a dormire su una brandina; voglio tentare la sorte, alla p. ci rimetterò poche decine di euro; con altro sign., lavoro fatto alla p., o anche alla meno p., come càpita càpita, piuttosto male che bene, con scarso impegno (con sign. simile, lavoro fatto alla meglio).