pece
péce s. f. [lat. pix pĭcis]. – 1. Sostanza semisolida appiccicosa o solida che si rammollisce facilmente al calore, ottenuta come residuo della distillazione dei catrami a loro volta ricavati dalla decomposizione pirogenica di sostanze organiche (carbone, cellulosa, lignite, stearina, ecc.: p. comune o p. di carbon fossile o p. di catrame minerale, ottenuta dai carboni fossili e usata nella preparazione di asfalti artificiali per impermeabilizzazione nell’edilizia e nell’industria navale, come parassiticida e, spec. in passato, come rimedio per la cura dell’eczema; p. di petrolio, ottenuta dal petrolio; p. nera o p. navale o p. di catrame vegetale, ottenuta dal legno e usata per incatramare tessuti, per calafatare imbarcazioni e, spec. in passato, come anticatarrale. P. bianca o p. di Borgogna è la resina purificata dell’abete rosso o di altre conifere, un tempo usata in farmacia; p. da birrai, mastice a base di colofonia, diluita con olî e cere, usata per smaltare i fusti di legno adibiti alla conservazione della birra; p. greca (o pecegreca) è la colofonia. Il termine pece è talora usato, impropriam., come sinon. di asfalto (p. naturale), di bitume (p. minerale), e di catrame. Coke di p., prodotto della carbonizzazione della pece comune, usato nella preparazione del carburo di silicio e di elettrodi di grafite. 2. Frequente in similitudini e come termine di paragone, con riferimento al colore o alla viscosità di questa sostanza: nero come la p., meno com. nero pece, assolutamente nero, o nero lucido; il sole calava tra certi nuvolacci di pece (Carducci); tenace, appiccicaticcio come la pece. Raro e letter. con il sign. di colpa, difetto, vizio morale: Che tutti siàn macchiati d’una pece (Petrarca); restare preso, invischiato nella p. della seduzione.