pazzia
pazzìa s. f. [der. di pazzo]. – 1. Nel linguaggio com., qualsiasi forma di alterazione, persistente o temporanea, delle facoltà mentali (è termine raro nel linguaggio scient., dove si parla invece di infermità o malattia mentale, o più specificamente di psicosi, psicopatia, ecc.): dare segni di p. (non com., dare in p.); esser colto da p.; estens., ci dev’essere in lui un ramo di p., di chi fa cose strambe e si comporta in modo poco assennato. P. ereditaria, espressione con cui gli scienziati francesi del sec. 19° indicavano forme cliniche oggi considerate nell’ambito della psicosi maniaco-depressiva; per p. morale, espressione anche questa disusata, v. morale1, n. 1 a. 2. In senso concr., atto, comportamento da pazzo: le sue p. cominciano a diventare pericolose; è rimasto così sconvolto dalla disgrazia che si teme possa commettere qualche pazzia. Con senso attenuato, atto, discorso poco assennato, stravagante, inconsiderato, imprudente, temerario e sim.: dire, fare, commettere pazzie; sarebbe una p. affrontare la montagna con questo tempaccio; è una p. sprecare così i soldi; ha fatto pazzie per quella donna; attento a non far pazzie!; prov., chi non fa le p. in gioventù le fa in vecchiaia.