pat-pat
(pat pat), loc. s.le m. inv. Voce onomatopeica che imita il rumore sordo prodotto da una reiterata e bonaria pacca sulla spalla. ◆ Basta con quelle che si legano il maglione intorno ai fianchi per coprire il culone, coi fidanzati che mentre ti baciano con la passione di un criceto ti fanno anche pat pat sulla spalla e con i gay che dicono che non esistono più uomini etero. (Luciana Littizzetto, Stampa, 9 marzo 2001, Torinosette, p. 5) • «Se vincessero loro – dice Susanna Camusso, che è anche segretaria della Cgil lombarda – sarebbe peggio, di questo siamo certe. Noi siamo molto esigenti, ma ho avuto l’impressione di un po’ troppa politica. Noi non vogliamo il “pat-pat” sulle spalle, vogliamo sapere se siamo soggetto minore o maggioranza responsabile. Potete considerarci degli interlocutori; o saremo dei vigili. Possiamo essere un grande elemento di forza, ma voi non potete avere paura e guardare con sospetto al movimento». La diffidenza – i politici di là; le donne di qua – è palpabile. (Cinzia Sasso, Repubblica, 9 marzo 2006, Milano, p. III) • Siccome nell’Unione nessuno sa realmente dove l’affaire andrà a parare, tutti fanno pat-pat sulla spalla ai ds, ma tenendosi a distanza di sicurezza. (Francesco Verderami, Corriere della sera, 12 giugno 2007, p. 6, Primo piano).
Già attestato nel Corriere della sera del 28 agosto 1992, p. 6, Terza pagina (Giampaolo Rugarli).