pasto2
pasto2 s. m. [lat. pastus -us, der. di pascĕre «pascere», part. pass. pastus]. – 1. a. L’atto del mangiare, soprattutto in quanto si compie ogni giorno e a ore determinate, per il proprio sostentamento, e spec. con riferimento al pranzo e alla cena (detti anche p. principali): fare due, tre p. al giorno, un solo p. al giorno; il popolo dai cinque p., gli Inglesi, così detti la prima volta dallo scrittore e poeta ingl. R. Kipling nella poesia The native born, perché, oltre al pranzo e alla cena, fanno altre colazioni durante il giorno, di cui specialmente sostanziosa quella del mattino; essere regolato nei p.; saltare i p., ometterne qualcuno, anche abitualmente, per motivi varî (di propria spontanea volontà o perché costretti); prendere, consumare i p., pranzare o cenare (di solito determinando il luogo: al ristorante, in camera propria, a tavola con gli altri, ecc.); la spesa è di quaranta euro a pasto, per ogni pasto (pranzo o cena); vino da pasto (o, meno com., da pasteggiare), adatto per essere bevuto ai pasti, e quindi vino comune, non molto saporoso né alcolico; non mangio, non bevo mai fuori dei p., o fuori (di) pasto; con riferimento a medicine: un cucchiaio, un’ora prima (o dopo) i p.; due compresse durante i p. principali. b. Analogam., cibo o mangime di animali: questa bestia [la lupa] ... ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, E dopo ’l pasto ha più fame che pria (Dante); Come sparvier che nel piede grifagno Tenga la starna e sia per trarne pasto (Ariosto); durante le persecuzioni, i cristiani venivano gettati in p. alle fiere; il p. delle belve, s’intende per lo più quello che fanno, a ore determinate, gli animali feroci dei giardini zoologici o dei serragli, e che costituisce sempre un’attrattiva per i visitatori; il p. della belva!, espressione scherz. usata quando si vede qualcuno mangiare con grande voracità, ingordamente. 2. In senso concr.: a. L’insieme degli alimenti, cibi e bevande, che si consumano durante il pasto: un p. sostanzioso, abbondante, luculliano; un p. leggero, frugale; il suo p. serale è in genere costituito da verdura, formaggio e frutta. Con accezione più generica: dopo morti, siamo tutti destinati a divenire pasto dei vermi; La bocca sollevò dal fiero pasto Quel peccator (Dante), dal teschio dell’arcivescovo Ruggieri, che il conte Ugolino rode rabbiosamente. b. In medicina: p. di prova, in diagnostica, pasto rivolto a provocare e valutare una particolare risposta funzionale (secrezione, contrazione e svuotamento di un organo cavo, variazione di determinati valori ematici, ecc.); p. opaco, sospensione di sali di bario (opachi ai raggi X) che viene fatta ingerire per rendere visibili radiologicamente i diversi segmenti del tubo digerente. 3. Con uso fig., dare in pasto, offrire alla curiosità altrui, ai commenti e giudizî, non sempre benevoli, della gente, divulgare, far conoscere: dare in p. al pubblico, con riferimento a notizie sensazionali o scandalose diffuse dalla stampa o con altro mezzo; non sono segreti che si possono dare in p. a chiunque, e sim. 4. tosc. Polmone di animale macellato, soprattutto in quanto destinato a cibo di altro animale: comprare il p. per il gatto.