passato
agg. e s. m. [part. pass. di passare]. – 1. agg. a. Che è trascorso nel tempo, anteriore rispetto al momento attuale, al presente: il tempo p.; i secoli p.; nei giorni p. il tempo è stato bellissimo. In partic., l’anno, il mese p., l’ultimo che precede immediatamente l’anno o il mese in cui siamo (cfr. scorso); e così l’inverno p., la settimana p., il lunedì p., e sim. Analogam., di ciò che appartiene al tempo trascorso: le cose presenti e le passate Mi danno guerra, e le future ancora (Petrarca); le gioie p., i p. dolori, le p. illusioni. Anche, di cosa che è ormai cessata, che non è più attuale: usanze, abitudini, tradizioni p.; idee p., metodi p.; moda p. (più com., superata). b. Di persone che ci hanno preceduto nella vita (anche come sost.): gli uomini di oggidì procedono e vivono più meccanicamente di tutti i p. (Leopardi); o di persone che hanno preceduto altri in un ufficio, in una carica e sim.: i p. direttori; la p. amministrazione. Nell’uso letter., morto: traevano delle lor case li corpi de’ già p. (Boccaccio: qui più che il senso di «trascorrere» c’è quello di «compiere il trapasso all’altra vita»); e come sost., al plur. e preceduto per lo più da agg. possessivo, gli avi, gli antenati: Gherardo Gambacorti ... era stato sempre, insieme con i suoi p., o soldato o raccomandato de’ Fiorentini (Machiavelli). 2. a. s. m. Il tempo addietro, il tempo ormai trascorso, e gli avvenimenti che in esso si sono verificati: il p. non ritorna più; gli artisti, i grandi personaggi del p.; le memorie del p.; in p. (o nel p.) la vita era più semplice; è inutile rimpiangere il p.; la grande fregatura del non avere un futuro è credere che il p. sia sempre meglio del presente (Pino Cacucci); mettere una pietra sul p., dimenticarlo, non pensarci più. In partic., la precedente condotta di vita di una persona: avere un brutto p., un p. burrascoso; sul p. di quelle persone corrono molte voci; assol., avere un p., avere avuto una vita ricca di vicissitudini, di esperienze, di avventure e sim. b. agg. e s. m. In grammatica, tempo p., o assol. passato, tempo del verbo che indica che l’azione o la situazione espressa dal verbo si è già verificata rispetto al momento presente o considerato come presente: participio, gerundio, condizionale, congiuntivo p.; il p. dell’infinito; in partic., con riferimento all’indicativo: p. prossimo, usato per indicare che l’azione o la situazione espressa dal verbo si è verificata di recente (sono partito alle otto di stamani), o in un tempo non recente ma le cui conseguenze sono sentite come attuali (l’alluvione del 1966 a Firenze ha provocato molti danni), o anche in un periodo di tempo considerato come non definitivamente trascorso (oggi non ho ancora mangiato); p. remoto, usato per indicare che l’azione o la situazione espressa dal verbo si è verificata in un tempo molto lontano, senza che ne restino conseguenze nel presente (partì e non ritornò più). 3. Con riferimento alle accezioni spaziali anziché temporali di passare: a. Che è andato oltre un certo limite, che ha superato un determinato punto di riferimento, detto spec. di fluidi scorrenti: acqua p. (soprattutto in senso fig., con riferimento a cose ormai trascorse, che non hanno più valore o importanza, che non sono più efficaci e sim.: tutto questo è ormai acqua p., non ne parliamo più; e come modo prov., acqua p. non macina più). b. Nel ricamo, punto p., tipo di punto piatto, che richiede però una preventiva imbastitura del disegno, per ottenere un ricamo più in rilievo. c. Come s. m., nel linguaggio di cucina, preparazione a base di verdure, patate o legumi, che vengono lessati e poi passati in apposito passaverdura in modo da ottenere una crema omogenea: un p. di spinaci, di piselli, di ceci. 4. agg. Che ha superato il limite di tempo ottimale, il punto o il momento migliore: minestra p. di cottura, che ha superato il punto giusto di cottura, troppo cotta, scotta; frutta, verdura, carne un po’ p., non più fresca, che comincia ad andare a male, a guastarsi. In partic., di persona, che non ha più la freschezza giovanile: una bellezza un po’ passata. ◆ Dim. passatèllo (v.), passatino (v.).