partito liquido
loc. s.le m. Partito politico caratterizzato da una linea programmatica e da una struttura non precisamente definite, che permettono di adeguarsi alle istanze di volta in volta avanzate dalla società civile. ◆ Il faccia a faccia non è servito comunque a evitare una conta interna che ha dimostrato all’ex segretario quanto il suo partito si sia ormai «casinizzato»: su 47 membri della Direzione solo 5 hanno votato contro la relazione del segretario [Lorenzo] Cesa che confermava la linea del «Sì» al referendum, fatta salva la libertà di coscienza. Preso il microfono, [Marco] Follini ha picchiato duro: «Stiamo diventando un partito liquido, privo di linea e di spessore. Rischiamo di diventare una forza residuale». (Francesco Bei, Repubblica, 8 giugno 2006, p. 10, Politica) • Il Pd non sarà un partito di tesserati – ha detto Rosy Bindi – ma neppure un partito liquido. Sarà composto da tutti coloro che si riconoscono in un progetto al servizio di questo paese. (Alessandro Braga, Manifesto, 28 ottobre 2007, p. 4, Politica e Società) • La democrazia presidenziale cesserebbe tuttavia di esser tale se non fosse collocata in uno stato di diritto fondato sull’esistenza di poteri plurimi reciprocamente bilanciati. Il primo di tali poteri bilanciati è l’autonomia degli Stati dell’Unione, che delimita territorialmente la competenza federale. Il secondo è il Congresso e in particolare il Senato dove il legame elettorale dei senatori con i cittadini dello Stato in cui sono stati eletti è nettamente superiore al legame verso il partito di appartenenza: partiti liquidi che hanno piuttosto le sembianze di comitati elettorali finalizzati alla selezione dei candidati piuttosto che alla custodia di ideologie e discipline partitocratiche. (Eugenio Scalfari, Repubblica, 13 luglio 2008, p. 1, Prima pagina).
Composto dal s. m. partito e dall’agg. liquido.