partito di plastica
loc. s.le m. Partito politico ritenuto privo di solide radici territoriali e fondato su un’aggregazione estemporanea; con particolare riferimento al movimento politico di Forza Italia fondato da Silvio Berlusconi nel 1994. ◆ Sotto la sua guida [di Claudio Scajola] Forza Italia (che gli oppositori bollavano come partito di «plastica») mette le radici e diventa un partito in «carne ed ossa» (Tempo, 4 luglio 2002, p. 2, Primo piano) • Dispiace per tanti illustri politologi e osservatori che qualche tempo fa avevano sentenziato il contrario e ancora ieri lo ribadivano, ma la verità rivelata per l’ennesima volta dall’ultima mossa di Berlusconi è sotto gli occhi di tutti: Forza Italia era un partito di plastica, e di plastica è rimasto, nel senso che non ci sono iscritti, quadri, parlamentari, consiglieri comunali o regionali, non ci sono organi, non c’è discussione, non c’è nulla che conti qualcosa. (Ernesto Galli Della Loggia, Corriere della sera, 23 agosto 2007, p. 1, Prima pagina) • Col nuovo governo s’inaugura il semi-presidenzialismo all’italiana e, contemporaneamente, si certifica la morale del «partito di plastica» e del centro-destra come coalizione. È nato il primo partito berlusconiano (alleato con la Lega) destinato a durare oltre la vita (che gli auguriamo molto lunga) del suo fondatore e leader. (Peppino Caldarola, Giornale, 9 maggio 2008, p. 11, Interni).
Composto dal s. m. partito, dalla prep. di e dal s. f. plastica.
Già attestato nella Repubblica del 9 febbraio 1994, p. 6.