particolare (ant. particulare) [dal lat. tardo particularis, der. di particŭla, dim. di pars partis "parte"]. - ■ agg. 1. a. [che appartiene a un singolo individuo, a una singola cosa, o a una determinata categoria di individui, di cose, non comune quindi a tutti, alla totalità: le usanze p. di una regione; segni p.] ≈ caratteristico, distintivo, peculiare, proprio, specifico, tipico. ↔ generale, generico. b. [che riguarda gli interessi e le finalità di un singolo individuo, in contrasto con quelli di tutti gli altri: tu pensi solo al tuo p. tornaconto!] ≈ personale, privato. ↑ egoistico, individuale. ↔ collettivo, generale, universale. 2. [che è rivolto, destinato a un singolo individuo in misura maggiore che ad altri: mi ha sempre trattato con p. riguardi; dimostra per lui p. interesse] ≈ accentuato, forte, marcato, speciale, spiccato. ↔ debole, scarso, tenue. 3. [che è specialmente addetto a una persona: il segretario p. del ministro] ≈ privato. 4. a. [che ha caratteri propri, ben preciso, determinato: si tratta di un caso p.] ≈ speciale. ↑ eccezionale, unico. ‖ insolito. ↔ qualunque. b. [che differisce per qualche qualità da ciò che è ritenuto normale, consueto: ha idee tutte sue p.] ≈ anormale, inconsueto, insolito, originale, singolare. ↑ bizzarro, strano. ↔ consueto, normale. c. [maggiore del solito, fuori del comune, dell'ordinario: leggere con p. attenzione; ha una p. disposizione per la musica; una mostra di p. interesse artistico] ≈ non comune, notevole, raro, speciale. ↑ eccezionale, straordinario. ↔ comune, ordinario. ■ s. m. 1. (solo al sing.) [ciò che è particolare: procedere dal p. all'universale; per badare troppo al p., spesso si perde di vista il generale] ≈ specifico. ↔ generale, universale. 2. [ciascuno degli elementi minuti che costituiscono l'insieme di un fatto, di un'opera, di un oggetto: discutere i p. di un contratto; è meglio non entrare in certi p.; ricostruire i p. di un delitto] ≈ dettaglio, particolarità. ↑ minuzia. ● Espressioni: scendere nei particolari ≈ [→ PARTICOLAREGGIARE v. intr.]. ▲ Locuz. prep.: in particolare [per rivolgere l'attenzione a qualche particolarità, a casi o aspetti singoli e più determinati: ciò che dico vale per tutti, ma in p. per te; analizzare in p. alcuni aspetti di un problema] ≈ particolarmente, principalmente, (lett.) segnatamente, soprattutto, specificamente, specificatamente. ‖ essenzialmente, fondamentalmente. ↔ generalmente, in generale.
particolare. Finestra di approfondimento
Non di tutti - Ciò che non è di tutti, bensì di un singolo individuo o di un gruppo di individui, è detto particolare. A seconda dei contesti, questo agg. può avere valore più o meno positivo ed essere sostituito da diversi sinonimi. Peculiare è più formale e accentua l’essere fuori dalla norma, spec. in senso positivo: un linguaggio peculiare sarà un modo d’esprimersi bizzarro o proprio di qualcuno, mentre con linguaggi particolari si intendono di solito i linguaggi tecnici o scientifici, detti anche specifici, speciali o settoriali. Caratteristico, distintivo e proprio sottolineano il valore oppositivo di talune particolarità che, per l’appunto, permettono di distinguere certi oggetti o persone da altri: l’occhio non era più storto, eh! non era più quello caratteristico di Mattia Pascal (L. Pirandello); in tutti i tempi fu propria degli uomini la viltà di condannare e perseguitare in altri quei beni che essi più desidererebbero a se medesimi (G. Leopardi). Precipuo, d’analogo sign., è più formale: il mio compito precipuo era di difenderlo da inutili angustie (I. Svevo).
Non da tutti - Specifico è ciò che si oppone a generico, generale, ed è quindi appropriato per indicare un argomento circoscritto, un carattere non superficiale, un elemento che è ristretto a un singolo caso o a un singolo tipo: significato specifico, uso specifico e sim. Analogo è tipico, che è per lo più limitato ad aspetti caratteriali, a prodotti o usanze di un determinato luogo o popolo: la salama è un piatto tipico ferrarese. Se si vuole sottolineare il concetto della precisione, della limitazione ad alcuni aspetti, più che p. si userà particolareggiato, oppure dettagliato, preciso, puntuale: cronaca particolareggiata; fammi un resoconto dettagliato dell’accaduto; la sua esposizione fu puntuale. Preciso può tuttavia essere usato anche come sinon. di p. nel senso di «circoscritto»: vuole solo dare un’occhiata alla vetrina o sta cercando qualcosa di preciso? Speciale è assai vicino, anche etimologicamente, a specifico, ma più di quest’ultimo sottolinea talora l’unicità dell’oggetto, la di·coltà di istituire paragoni: il sig. Intieri cominciò ad avere per me una speciale amicizia (A. Genovesi). L’agg. ha prodotto una serie di derivati che esprimono tutti l’idea dell’interesse circoscritto: specialista, specialità, specializzare. Speciale è spesso usato in modo intens., come sinon. di eccellente, eccezionale, unico e sim., d’uso assai com., per es., quando si parla di un cibo o di una bevanda: stappò una bottiglia di vino speciale.
Maggiore della norma - Come s’è visto negli ultimi esempi, p. indica talora ciò che si allontana dalla norma, dalla consuetudine. In questo senso, una serie di sinon. rimanda per l’appunto a un grado o quantità maggiore (solitamente riferito ad entità astratte, come interesse, attenzione ecc.). Oltre al già cit. speciale, si ricordano almeno accentuato, forte, notevole e i più formali marcato e spiccato: sentendo quelle parole provò una forte delusione; il suo stile è caratterizzato da un uso accentuato del dialetto. Intens. sono raro e straordinario: un quadro di rara ra·natezza; vi dovea essere veramente qualcosa di straordinario nel suo aspetto, poiché tutti lo guardarono in un certo modo come di sorpresa (G. Verga). Da questo sign. di p. deriva l’uso assai com. di particolarmente come sinon. di principalmente, soprattutto e anche di assai, molto, notevolmente, parecchio, tanto: il ritmo veloce si incontra particolarmente nel finale della sinfonia; dopo pranzo mi sento particolarmente stanco.
Strano - Ciò che è fuori dalla norma può anche essere considerato negativamente, guardato con sospetto, deriso e sim. Ecco perché da p., e quindi inconsueto o insolito, si può facilmente slittare verso il sign. di anomalo, bizzarro, curioso, eccentrico, strano: quel giovanotto è un eccentrico; accadde un caso strano. In questo senso, è possibile anche il sinon. atipico, ed è notevole il fatto che p. possa avere come sinon. due termini tra loro contr.: tipico (sopra cit.) e atipico: il paziente non presenta alcun sintomo particolare (o tipico); è affetto da una malattia atipica (o particolare). Più marcati sono bislacco, strampalato, strambo e stravagante, che possono tutti essere riferiti a persone, cose, idee, comportamenti, abbigliamento, ecc., ed essere anche impiegati come sost.: ha delle idee bislacche; veste sempre in modo strampalato; Agata rideva a ogni mossa stramba di quella bestiuola (L. Pirandello); è davvero uno stravagante. Ancora più marcato in senso spreg. è anormale: a volte le sue reazioni sono del tutto anormali. Privi, solitamente, di sfumature negative sono originale e singolare: un carattere originale bastava per guadagnarsi l’applauso (C. Goldoni). Singolare può avere anche il significato di notevole, già commentato: mostra un talento singolare. Il già cit. straordinario può riferirsi a qualcosa di insolito (senza particolari sfumature), ma anche a qualcosa di particolarm. attraente o effciente, degno comunque di destare meraviglia, e quindi essere sinon. di eccellente, eccezionale, fantastico, favoloso, formidabile, grandioso, magnifico, meraviglioso, splendido, stupendo e molti altri, tutti intens. rispetto a p.: ha una memoria eccezionale; ha fatto una splendida carriera.