particella
particèlla s. f. [lat. *particĕlla, dim. di particŭla che a sua volta è dim. di pars partis «parte»]. – 1. Piccola parte, frazione assai minuta, quantità minima di qualche cosa: ridurre un solido in p. quasi impalpabili; meno com., con riferimento a cose astratte: in quello che dice non c’è nemmeno una p. di verità. 2. Porzione di terreno. a. P. (o parcella) catastale, l’unità catastale costituita da una porzione continua di terreno, situata in un solo comune e appartenente a un solo proprietario (o a più proprietarî pro indiviso), che sia di un’unica qualità o classe di coltura e abbia un’unica destinazione oppure sia occupata da un fabbricato con caratteristiche proprie e dalle relative pertinenze. b. In silvicoltura, il bosco che dà il prodotto legnoso a periodi determinati, in base al turno (detto anche bosco particellare). 3. In grammatica, denominazione di elementi lessicali invariabili, costituiti da parole brevi, per lo più monosillabiche e atone, che servono di legamento nella frase o hanno funzione accessoria, come talune preposizioni, congiunzioni, interiezioni. In partic., p. pronominali, le forme atone dei pronomi personali (mi, ti, gli, ci, vi, lo, la, li, le, si, ne); p. avverbiali, gli avverbî ci, vi, ne. In passato, con sign. più ampio, denominazione di ogni elemento lessicale che non fosse sostantivo o aggettivo o verbo (così, per es., nel classico Trattato delle particelle di M. A. Mambelli, 2a parte delle sue Osservazioni della lingua italiana, 1644). Per le p. nobiliari, v. nobiliare. 4. In fisica, p. elementari, locuz. che indica genericam. i componenti della materia al livello subnucleare (quali l’elettrone, il fotone, il protone, ecc.), e con la quale originariamente si intendeva sottolineare le caratteristiche di indivisibilità, stabilità e assenza di struttura interna ritenute proprie di tali corpuscoli; poiché queste caratteristiche sono, in misura minore o maggiore, messe in discussione dalla fisica moderna, sarebbe più appropriata la denominazione (peraltro meno usata) p. subnucleari. Con riferimento alla stabilità, si distinguono p. instabili, che decadono in altre particelle, e p. stabili, il cui decadimento non è mai stato osservato: propriam., sono stabili solo l’elettrone, il protone, i neutrini e il fotone, ma si considerano solitamente tali anche tutte le particelle che non decadono per interazione forte (e hanno quindi vita media relativamente lunga), come il neutrone, il muone, il kaone, ecc. Con riferimento alla struttura interna, gli adroni (ossia le particelle che partecipano alle interazioni forti, come i mesoni, il protone, il neutrone, ecc.) ne risultano sicuramente dotati, e sono quindi considerati (secondo le teorie correnti) stati legati di entità più elementari (dette quark o partoni), mentre non ci sono evidenze sperimentali di una struttura interna dei leptoni (ossia delle particelle che non partecipano alle interazioni forti, come l’elettrone, il muone, i neutrini, ecc.): l’insieme di tali circostanze, unito al fatto che i quark e i leptoni (entrambi dotati di spin semintero) presentano eleganti proprietà di simmetria, suggerisce che essi siano gli elementi costitutivi della materia, ai quali si aggiungono i bosoni (ossia le particelle a spin intero, come il fotone, i bosoni intermedî e il gluone), aventi il ruolo di mediatori delle interazioni.