parenchima
parènchima s. m. [dal gr. παρέγχυμα -ατος, der. di παρεγχέω «spandere»; il termine è stato coniato dal medico greco Erasistrato (sec. 3° a. C.) col sign. anatomico] (pl. -i). – 1. In anatomia, il tessuto specifico di un qualsiasi organo: p. epatico, renale, polmonare, ecc. 2. In zoologia, tessuto di origine mesenchimale che riempie lo spazio tra gli organi interni e la parete del corpo degli acelomati (platelminti e nemertini). 3. In botanica, tessuto (detto anche fondamentale per la sua prevalenza nella maggior parte dei diversi organi delle cormofite), di solito costituito da cellule vive con parete cellulosica, citoplasma parietale e grandi vacuoli ricchi di succo cellulare; può essere variamente denominato a seconda della sua localizzazione (p. floematico quello che nei fasci conduttori accompagna il floema, p. del legno se presente nel legno delle piante, ecc.), delle caratteristiche morfologiche (per es., nelle foglie, il p. a palizzata caratterizzato da cellule allungate, ortogonali alla lamina fogliare e senza spazî intercellulari, e il p. spugnoso, così definito per gli ampî spazî intercellulari e la morfologia irregolare delle sue cellule), delle caratteristiche funzionali (p. assimilatore o clorofilliano quello specializzato nella fotosintesi per la presenza di numerosi cloroplasti nelle sue cellule, ecc.), delle sostanze di riserva (p. aerifero, particolarmente sviluppato nei fusti e nelle radici di piante acquatiche, p. acquifero quello comune alle piante grasse, ecc.).