pareggiare
v. tr. [der. di pari1] (io paréggio, ecc.). – 1. Rendere pari, portare allo stesso livello. a. Con riferimento a cose materiali, spianare eliminando i dislivelli, le disuguaglianze, le asperità di una superficie: p. un terreno; p. le erbe del prato; p. le gambe di una sedia; p. i capelli, una frangia. Più genericam.: p. i pesi sui due piatti di una bilancia; p. un carico, fare in modo che esso pesi ugualmente su ogni parte della superficie alla quale è sovrapposto, equilibrarlo. b. In senso fig.: p. le entrate con le uscite, fare in modo che queste siano di entità uguale alle entrate (analogam., p. un conto, p. un bilancio, ecc.); p. le condizioni sociali di una popolazione; la morte pareggia poveri e ricchi; p. una scuola privata, religiosa, comunale, equipararla alle scuole statali, concederle il pareggiamento. 2. a. Considerare pari (per valore, merito, importanza), mettere su un piano di parità: confondere insieme e p. i letterati e gli artisti (Alfieri); o anche paragonare: acqua ... così bianca e netta Che par ch’a neve pareggiar si deggia (Marino). b. Raggiungere qualcuno, divenire o essere pari a lui (in grandezza, potenza, merito, ecc.): nessuno è ancora riuscito a pareggiarlo; m’apparve ... Un lume per lo mar venir sì ratto, Che ’l muover suo nessun volar pareggia (Dante). Nel rifl., farsi uguale: stimolati ... dall’ambizione di pareggiarsi agli Dei (Leopardi); rifl. recipr., uguagliarsi: le loro forze si pareggiano. 3. Finire in parità, conseguire punteggio pari in una partita di gioco, in una competizione sportiva e sim.: p. un incontro, una partita; più spesso assol.: le due squadre hanno pareggiato; la Fiorentina ha pareggiato col Milan per 2 a 2. Con uso intr., portare il risultato (parziale o finale) in parità, segnando un punto: ha pareggiato per il Napoli il centravanti (o il Napoli ha pareggiato al 30° minuto del secondo tempo). ◆ Part. pass. pareggiato, anche come agg. (v. la voce).