paravento
paravènto s. m. [comp. di para-1 e vento]. – 1. a. Mobile costituito da un certo numero di telai, per lo più di legno, collegati mediante cerniere in modo da poter essere variamente spiegati, e ricoperti di stoffa, carta, legno così da formare una bassa parete adattabile a diverse circostanze; è adoperato soprattutto per ripararsi dall’aria, per nascondersi alla vista altrui quando ci si debba cambiare d’indumenti, o in genere come riparo, come elemento divisorio di una stanza, e sim. b. Pannello con cui si chiude l’apertura di un caminetto per impedire l’entrata nella stanza dell’aria che scende dalla canna fumaria: l’appartamento ha bisogno ... di due p. da mettere davanti a’ camminetti (Foscolo). 2. a. non com. Riparo usato contro il vento, all’aperto, costituito da una siepe, da una cannicciata e sim., a difesa di animali o piante: ‘paravento’ dicesi il graticcio che si adopera per riparare dalla furia del vento una pianta, un’aiuola (Carena). b. In etnologia, forma di abitazione, costituita da rami piantati nel suolo, sui quali si appoggiano larghi pezzi di corteccia, frasche, o altro, in uso, come riparo contro il vento e la pioggia, presso popoli per lo più dediti alla caccia e alla raccolta (per es., i Boscimani dell’Africa merid., i Pigmei della Malacca). 3. fig. Schermo, modo o mezzo di copertura (di situazioni reali, di comportamenti o attività che si desidera celare o mascherare, e sim.): nascondere un’attività illecita dietro il p. della legalità; soprattutto com. l’espressione fare o servire da p. a qualcuno, coprirne le malefatte, le irregolarità, le deviazioni, spesso agevolandole. 4. Forma eufemistica pop. per paraculo.