parapetto
parapètto s. m. [comp. di para-1 e petto]. – 1. a. Struttura verticale (per lo più fissa) in muratura o altro materiale, che in origine arrivava fino all’altezza del petto di una persona ma che attualmente non supera, di norma, quella dell’anca, posta al limite di un ripiano che si affaccia sulla strada o sul suolo sottostante, o sovrasta una scarpata, un burrone, ecc., allo scopo di proteggere persone o anche animali e veicoli da eventuali cadute nel vuoto: il p. di un ponte, dell’argine di un fiume, di una terrazza, di uno stradone, di una muraglia; affacciarsi, appoggiarsi al p. della finestra, del balcone. Analogam., sponda o balaustra o altro riparo che limita o circonda una struttura, anche lignea, per impedire la caduta all’esterno o all’interno di essa: il p. di un pozzo; il p. di un palco, di una tribuna, di un ballatoio; vide un pulpito, e dal p. di quello spuntar un non so che di convesso, liscio e luccicante (Manzoni). b. Parte di un’opera fortificata che serve a proteggere il soldato mentre fa uso delle armi. In partic.: nelle torri e nelle cortine dei castelli, il muretto sporgente situato sulla sommità della cinta, sostenuto da mensole e coronato da merli e in cui si aprivano fenditure per il getto verticale di proiettili sugli assalitori; nelle trincee moderne, riparo ottenuto con la terra di riporto degli scavi della trincea stessa, alto pochi decimetri ma con uno spessore dai 4 ai 5 metri. 2. Nella costruzione navale, il prolungamento in alto della murata al di sopra del ponte di coperta, a protezione del personale; è fornito di ampie aperture per il celere scarico in mare dell’acqua eventualmente imbarcata a causa dello stato burrascoso del mare.