paradiso2
paradiṡo2 s. m. [dal lat. paradisus (che solo nel lat. tardo, della Chiesa, acquista le accezioni rimaste poi tradizionali), e questo dal gr. παράδεισος «giardino, parco», voce d’origine iranica: cfr. avestico pairidaēza- «recinto circolare» (passato anche nell’ebraico pardēs), comp. di pairi-, affine al gr. περί «intorno», e -daēza- affine al gr. τεῖχος «muro»]. – 1. a. Nell’accezione più ampia, luogo dove i giusti godranno dopo la morte di una vita eterna e felice; liberato di tutte le rappresentazioni mitologiche, il termine (che in origine si riferisce propriam. al paradiso terrestre: v. oltre) è stato adottato nella teologia cristiana per indicare la beatitudine dei giusti nella visione immediata di Dio, e con questo sign. ricorre anche in locuzioni dell’uso com. e fam.: le anime, gli spiriti, i beati, gli angeli del p.; la beatitudine del p.; pop., è andato in p., di chi è morto in stato di grazia (parlando di bambini, più spesso è volato in p.), ma anche, in genere, per dire che una persona è morta; e analogam., Dio l’ha voluto (o voluta) in p., e sim.; meritarsi, guadagnarsi il p., con buone azioni o con le sofferenze terrene; perdere, giocarsi il p., conducendo vita peccaminosa; la strada, o la via, del p., la vita virtuosa, la rettitudine morale che fa acquistare meriti per il cielo; fam., invocare, raccomandarsi a tutti i santi del p. (spesso fig., cercare disperatamente ogni mezzo di aiuto, di protezione). Anche, talora, con valore collettivo, l’insieme degli spiriti beati: «Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo», Cominciò «gloria!», tutto ’l paradiso, Sì che m’inebrïava il dolce canto (Dante). b. La concezione e la descrizione del paradiso in un autore, o la sua raffigurazione artistica: il p. dantesco; il p. del Tintoretto. Come nome proprio, il Paradiso, titolo della terza cantica della Divina Commedia dantesca. c. Altre locuz. e frasi prov.: essere un angelo del p., di persona (spec. di bambino o donna giovane) di grande gentilezza e bontà; angioletto del p., vezzeggiativo affettuoso di un bambino; mi (o gli) pareva di essere in p., per esprimere uno stato di grande gioia o benessere, di estatica ammirazione, ecc.; andare in p. in carrozza (v. carrozza). Com., in senso fig., le espressioni: volere entrare (o stare) in p. a dispetto dei santi, cioè in un luogo o in un ambiente dove non si è graditi; avere qualche santo in p., godere della protezione di persona molto influente. d. Con riferimento ad altre religioni, la sede dei buoni dopo la morte, l’oltretomba felice, variamente localizzato e concepito: il p. di Maometto, il paradiso promesso e descritto nel Corano come un giardino di delizie non solo spirituali ma anche materiali. 2. P. terrestre: espressione corrente, di origine medievale, con cui si designa il luogo felice dove, secondo la tradizione biblica, vissero Adamo ed Eva prima del peccato originale (Genesi 2,8 e segg.); essa nasce dalla versione greca dei Settanta, dove il termine ebraico gan che indica il «giardino» posto nell’Eden (forse generica denominazione geografica) è tradotto con παράδεισος; e nella Vulgata il «giardino nell’Eden» è reso con paradisus voluptatis «paradiso di delizie». 3. fig. a. Stato di beatitudine, di perfetta felicità: Chiaro mi fu allor come ogne dove In cielo è paradiso, etsi la grazia Del sommo ben d’un modo non vi piove (Dante). Anche, condizione di vita felice, stato di grande benessere, e sim.: essere, sentirsi in p., pienamente felice e soddisfatto; avere, trovare il p. su questa terra; promettere il p.; sperava di trovare il p., spec. di chi si è trasferito in altro paese o ha scelto una diversa sistemazione attratto da un illusorio miraggio o allettato da vane promesse; frasi analoghe a queste ultime, dette per lo più in tono polemico o scettico o sfiduciato, sono anche usate per riferirsi a società, stato, sistema politico che promette, o in cui ci si illude di trovare, una condizione ideale di benessere (o di libertà, di uguaglianza, ecc.); con sign. analogo, p. fiscale, paese in cui il sistema fiscale è, o si ritiene che sia, particolarmente vantaggioso. b. Luogo o ambiente assai ameno, confortevole, pieno di pace: che p. qui!; ha una casa, una villetta, un giardino che è un vero paradiso. c. Di paradiso, locuz. aggettivale con il sign. di bellissimo, incantevole e sim.: una giornata di p.; volto, voce di p., soavissimi; pace, quiete di p., di una serenità assoluta; visione di p., che riempie l’animo di estatica ammirazione. d. I paradisi artificiali, titolo (fr. Les paradis artificiels) di un’opera di Ch. Baudelaire, del 1860, che intende, con questa espressione, l’artificiale stato di ebrezza che l’uomo cerca negli stupefacenti. e. scherz. Stare in p., nella parte più alta di un edificio, o addirittura in una soffitta. f. Nelle antiche navi a vela, la sala sopra coperta, adibita ad alloggi. 4. ant. Denominazione usata talora per indicare il cortile a quadriportico antistante le basiliche paleocristiane e alcuni tipi di chiese romaniche da esse derivati; in partic., nell’alto medioevo, l’atrio di S. Pietro a Roma, ornato di alberi e fontane. 5. In zoologia, uccelli del p., nome delle varie specie della famiglia paradiseidi, e in partic. del maschio di Paradisea apoda. ◆ Dim., non com., paradiṡétto (v.), paradiṡino, soprattutto con il sign. 3 b.