ovulo
òvulo s. m. [lat. scient. ovulum, dim. del lat. class. ovum «uovo»]. – 1. a. In genere, piccolo uovo, o corpo di forma simile a un minuscolo uovo. b. In farmacologia, suppositorio di forma ovulare che viene introdotto per via vaginale; o. medicato, se, oltre agli eccipienti, contiene anche qualche medicamento. c. In ginecologia, o. di Naboth ‹nàabot›, cisti da ritenzione per accumulo di secreto nelle ghiandole neoformate in processi infiammatorî del collo dell’utero, per occlusione, da parte di epitelio rigenerato, dei loro dótti. 2. In zoologia, sinon. poco usato di cellula-uovo. 3. In botanica, corpuscolo ovoidale che costituisce il primordio o abbozzo del seme delle spermatofite; contiene il gamete femminile e, quando questo viene fecondato da un nucleo pollinico, si trasforma in seme. L’ovulo è formato: dal funicolo, che costituisce il collegamento con la placenta; dalla calaza, al passaggio dal funicolo alla nocella; dalla nocella, circondata da uno o due tegumenti (primina e secondina) che delimitano all’apice un’apertura detta micropilo. All’interno della nocella si forma il gametofito femminile, o sacco embrionale, costituito generalmente da otto nuclei: tre nuclei, verso il micropilo, costituiscono l’apparato ooangico con due sinergidi e una ovocellula (gamete femminile); tre nuclei, al polo opposto, costituiscono l’apparato antipodale; due nuclei si fondono formando il nucleo secondario del sacco embrionale. A seconda dell’orientamento rispetto al funicolo che lo collega alla foglia carpellare, l’ovulo prende il nome di o. atropo (o ortotropo), anatropo, o campilotropo. Nelle gimnosperme gli ovuli sono direttamente accessibili al polline e formano semi nudi, mentre nelle angiosperme sono racchiusi all’interno dell’ovario, e quindi i semi sono inclusi nei frutti.