orfano
òrfano agg. e s. m. (f. -a) [lat. ŏrphănus, dal gr. ὀρϕανός, che è connesso etimologicamente col lat. orbus «privo»]. – 1. Che, o chi, ha perduto i genitori o uno solo di essi (detto per lo più soltanto di minorenni): un bimbo o. di padre e di madre, o semplicem. un bimbo o.; essere o. di padre, o. di madre; un povero o.; restare o.; asilo per gli o. (negli ultimi tre esempî s’intende in genere di entrambi i genitori); è morto tragicamente lasciando orfani tre figlioletti; orfani di guerra, i minorenni che hanno perso il genitore, o chi li aveva a carico, in seguito ad eventi bellici. 2. fig., poet. Privo di una guida, di un sostegno, di un affidamento, o, più genericam., privato di qualche cosa (cfr. gli usi analoghi di orbo, vedovo): Voi, collinette e piagge ... Orfane ancor gran tempo Non resterete [della luce lunare] (Leopardi). 3. Con altri usi fig.: a. In tipografia, e analogam. nella composizione e impaginazione elettronica, riga o. (calco dell’ingl. orphan line), in contrapp. alla cosiddetta riga vedova (per cui v. vedovo, n. 2 b), linea tipografica incompleta che resta isolata alla fine di una pagina e che si ha cura di evitare nella composizione. b. In virologia, nome dato nel 1955 a virus dotati di potere patogeno senza che tuttavia ne fosse allora precisata la relazione causale con malattie note (v. echovirus). c. Per i farmaci o., v. farmaco. ◆ Dim. orfanèllo (f. -a), molto com. nell’uso pop. con riferimento a bambini orfani.