orco
òrco s. m. (pl. -chi). – 1. Propr., nome proprio (lat. Orcus) del dio degli inferi e della sede degli inferi, nella tradizione letteraria latina. Nel linguaggio poet. italiano, il nome compare soprattutto con riferimento al regno della morte: del Pelide Achille L’ira funesta che infiniti addusse Lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco Generose travolse alme d’eroi (V. Monti); Inaugurate immagini dell’Orco Sorgon cippi e marmorei monumenti (Foscolo). 2. Nella fantasia popolare, per evoluzione dal sign. prec., mostro favoloso (protagonista di tante fiabe per l’infanzia) vorace di carne umana e spec. di bambini, rappresentato come un gigante dalla testa grossa, la bocca enorme, la barba e i capelli ispidi e arruffati. Nel linguaggio com.: bambini, se non state buoni chiamo l’orco; non temere, non sono mica l’o. (o frasi sim.), a chi mostra d’avere paura di noi; pare un’o., o pare l’o., di persona brutta, grossa di statura e d’aspetto quasi pauroso; ha una voce da o., aspra e cavernosa; ha visto l’o., scherz., di chi ha la voce affiochita (cfr. l’uso analogo della frase vedere il lupo). 3. In zoologia: a. Orco marino, uccello marino della famiglia anatidi (Melanitta fusca), migratore, di comparsa accidentale in Italia, caratterizzato da becco lungo con una gibbosità alla base e terminante con una piccola punta adunca, piumaggio nero nel maschio e bruno nella femmina, grande specchio dell’ala bianco, e zampe di color rosso-minio vivace con le membrane interdigitali nere. b. Altro nome dell’uccello orchetto marino, anch’esso della famiglia anatidi.