obiezione
obiezióne (o obbiezióne) s. f. [dal lat. tardo obiectio -onis, der. di obicĕre «gettare innanzi» (comp. di ob- e iacĕre «gettare»), part. pass. obiectus]. – Argomento che si contrappone a un’opinione altrui, o che tende a provare la falsità o l’insufficienza di una tesi enunciata e sostenuta da altri: fare, muovere un’o.; prevenire, respingere, ribattere, confutare un’o.; rispondere a un’o.; non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole ... (Manzoni); o. filosofica, giuridica; o. grave, seria, profonda, acuta; è un’o. ragionevole; la tua non è un’o. valida; o. futile, sciocca, insignificante; è un’o. che non merita risposta. Più genericam., opposizione che si fa, esponendo le proprie ragioni, a ciò che altri asserisce o propone, a una decisione, a un ordine: avrei un’o. da fare alla tua proposta; ha sempre da muovere qualche o.; non voglio obiezioni; obbedisci e non fare obiezioni; la tua o. è fuor di luogo; se non ci sono altre o., passiamo all’approvazione dell’ordine del giorno. Con accezione partic., obiezione di coscienza, il rifiuto di ottemperare a obblighi di legge per motivi di carattere morale, ideologico o religioso; è riconosciuto legittimo dall’ordinamento giuridico italiano solo in materia di servizio militare e, limitatamente ai medici e ai paramedici, con riferimento alla legge che regolamenta l’interruzione volontaria della gravidanza. ◆ Dim. obiezioncina, obiezioncèlla.