nuocere
nuòcere v. intr. [lat. nŏcēre, con mutamento di coniug.] (pres. indic. nòccio o nuòccio, nuòci, nuòce, nociamo, nocéte [oggi più spesso nuociamo, nuocéte], nòcciono o nuòcciono; pres. cong. nòccia o nuòccia, nociamo, nociate, nòcciano [o nuociamo, nuociate, nuòcciano], pass. rem. nòcqui, nocésti o nuocésti, ecc.; imperat. nuòci, nocéte o nuocéte; part. pass. nociuto [raro nuociuto]; negli altri tempi, regolari e con l’accento sulla desinenza, sono in uso sia le forme con dittongo, oggi preferite, sia quelle senza: nuocéssi o nocéssi; nuocerò o nocerò; nuocèndo o nocèndo, ecc.; aus. avere). – Essere causa di danno fisico o morale: n. a qualcuno, o alla reputazione, al buon nome di qualcuno; come nei sogni, allorché le tue armi non sparano o sparando non nuocciono al nemico (Michele Mari); n. gravemente, irrimediabilmente; n. materialmente, n. moralmente; è una soluzione che comunque non potrà nuocerti; quest’argomento potrebbe n. alla difesa; Disse per confortarmi: «Non ti noccia La tua paura ...» (Dante). Frequenti, con uso assol., il prov. non ogni male (o non tutto il male) viene per n., e la frase prov. tentar non nuoce.