numero
nùmero s. m. [dal lat. numĕrus; cfr. novero]. – 1. Ciascuno degli enti astratti che rappresentano insiemi di unità, ordinati in una successione infinita (serie naturale dei n.) nella quale ogni elemento conta un’unità in più rispetto al precedente; tali enti, fatti corrispondere ciascuno a ciascuno degli oggetti che costituiscono un insieme, servono a contarli (numerarli), e quindi a indicarne la quantità (anch’essa detta numero): il n. dei libri, dei voti, delle automobili in circolazione, degli alunni di una scuola; il loro n. è di novanta; sono in n. di (arrivano al n. di, superano il n. di) trecento; oppure a indicare il posto occupato da un singolo oggetto in una serie (n. d’ordine): la sua sedia è il n. 15 della terza fila. In usi assol., seguito dal nome del numero, quando si consideri il numero in sé, come ente astratto, non riferito a oggetti: il n. 5, il n. 11, il n. 999, ecc.; si ritiene che il n. 13 porti fortuna (spesso numero è sottinteso: il 13 porta fortuna; il 3 è un n. perfetto). In matematica, più precisamente, n. naturali, i numeri nei significati sopra definiti, ulteriormente qualificati come n. cardinali (insiemi di unità), e n. ordinali (posti occupati in una successione); n. interi (o n. relativi), costituenti un’estensione dei numeri naturali, in quanto comprendono, oltre questi, lo zero e i n. negativi (minori di zero): tale insieme, nel quale è sempre possibile la sottrazione, è adatto per la rappresentazione di quantità discrete variabili in due versi opposti; n. pari, i numeri interi divisibili per due; n. dispari, i numeri interi non divisibili per due; n. primi, i numeri naturali che non possono essere ottenuti moltiplicando due altri numeri naturali, come per es. 2, 3, 5, 7, 11, ecc.; n. primi tra loro, due numeri naturali che non hanno alcun divisore comune eccettuato il numero 1; n. perfetti, quei numeri naturali che sono uguali alla somma dei loro divisori (eccettuato il numero stesso): per es., 6 (= 1 + 2 + 3), che è il più piccolo; n. frazionarî, i numeri che si esprimono con una frazione, cioè con un rapporto tra due numeri interi, come per es. 2/3, 5/7, ecc.; n. decimali, i numeri costituiti da una parte intera e da una parte decimale (nella quale si hanno, nell’ordine, le cifre dei decimi, dei centesimi, dei millesimi, ecc.), separate da una virgola o, secondo l’usanza anglosassone, da un punto: ogni numero decimale con un numero di cifre finito oppure periodico (nel quale cioè un gruppo di cifre si ripete indefinitamente) è riconducibile a una frazione; n. razionali, che comprendono i numeri interi e i numeri frazionarî, e costituiscono un insieme nel quale è sempre possibile la divisione (tranne che per lo zero); n. irrazionali, i numeri dati dal rapporto tra due grandezze omogenee non commensurabili tra loro (per es., il lato di un quadrato e la sua diagonale), tali cioè che la misura di una di esse, prendendo come unità di misura l’altra, non possa essere espressa da un numero razionale: per es., Ω, Ψ, e (numero di Nepero, base dei logaritmi naturali), π (rapporto tra una circonferenza e il suo diametro), ecc.; n. reali, l’insieme dei numeri razionali e dei numeri irrazionali, che può essere posto in corrispondenza biunivoca con tutti i punti di una retta ed è quindi alla base del calcolo delle grandezze variabili con continuità, ossia dell’analisi matematica; n. immaginarî, i numeri dati dal prodotto di un numero reale e del numero i, detto unità immaginaria, tale che i2 = − 1; n. complessi, i numeri che si rappresentano come somma di un numero reale e di un numero immaginario, e che contengono in sé come caso particolare i numeri reali, ai quali si riducono qualora il coefficiente dell’unità immaginaria sia nullo: rendono possibile l’estrazione di radice da un numero negativo, e quindi la soluzione di ogni equazione algebrica a coefficienti reali (o anche complessi); n. algebrici, i numeri, reali o complessi, che sono soluzione di un’equazione algebrica a coefficienti razionali; n. trascendenti, i numeri non algebrici, come per es. il numero e, il numero π, ecc. Per i n. transfiniti e per altre specie di numeri, v. ai singoli aggettivi. Teoria dei n., lo studio delle proprietà dei numeri naturali, come la scomponibilità in fattori primi, la ricerca delle soluzioni intere di equazioni, o di sistemi di equazioni, lineari o algebriche a coefficienti interi: si distinguono una teoria elementare dei n., e una teoria analitica dei n., che si avvale della teoria delle funzioni di variabile reale o complessa e di altre parti dell’analisi. Nel calcolo delle probabilità, legge dei grandi n., teorema per il quale, in un grande numero di prove, la frequenza relativa di un evento (cioè il rapporto tra il numero dei casi in cui l’evento si verifica e il numero delle prove) tende al valore numerico della probabilità dell’evento stesso, per cui all’aumentare del numero delle prove lo scarto tra la frequenza e la probabilità tende a zero: per es., considerando una successione indefinita di lanci di un dado, ciascun numero tenderà a uscire con una frequenza relativa di una volta ogni sei, pari alla probabilità, che è appunto di 1/6. 2. Ognuna delle parole che designano tali enti astratti, e ognuno dei segni che servono a rappresentarli graficamente: pensare, dire, scrivere un n.; il n. delle pagine è stampato sul margine alto a destra; la data è scritta in n. romani, in n. arabi. Per estens., anche il gettone, la targa, il dischetto, il pezzo di carta o il cartoncino in cui sia segnato un numero: distribuire i n.; prendere il n., dove sia necessario stabilire una successione, un turno e simili (con altro sign., il vigile mi ha preso il n., ha segnato il numero di targa della mia autovettura, per una contravvenzione alle norme sulla circolazione). 3. Nel linguaggio scient. e tecn., e in varie discipline, il termine è spesso accompagnato da una specificazione, sia per indicare la quantità di determinate cose, sia come nome di grandezze, dimensionate o no, di fattori, di coefficienti, ecc. Esempî del primo gruppo sono: n. atomico, di un elemento chimico, il numero degli elettroni presenti in un atomo di quell’elemento, che determina la sua posizione nel sistema periodico degli elementi; n. di Avogadro (dal nome del fisico italiano A. Avogadro, 1776-1856), il numero delle molecole presenti in una grammo-molecola di qualsiasi sostanza, pari a (6,02204 ± 0,00003) 1023; n. di coordinazione, in chimica (v. coordinazione), n. barionico, in fisica delle particelle (v. barionico); n. d’onde, in un’onda armonica, l’inverso della sua lunghezza d’onda, cioè il numero, generalm. non intero, di lunghezze d’onda compreso nell’unità di lunghezza; n. di massa di un nuclide, il numero intero che si avvicina di più alla sua massa atomica, espressa in unità di massa atomica, e che coincide con il numero totale di nucleoni (protoni e neutroni) che costituiscono il nuclide. Tra gli esempî del secondo gruppo: n. di cetano (v. cetano), n. di ottano (v. ottano), n. d’oro o aureo (v. oro, n. 4 b), e inoltre: n. di Abbe (dal nome del fisico ted. E. Abbe, 1840-1905), che caratterizza il potere dispersivo di una sostanza e quindi anche l’entità dell’aberrazione cromatica di ogni lente costruita con la sostanza stessa; n. di Reynolds (dal nome dell’ingegnere nord-irlandese O. Reynolds, 1842-1912), che caratterizza il moto di un fluido che investe un corpo, dipendente dalla velocità relativa del fluido rispetto al corpo, dalle dimensioni di questo e dalla viscosità del fluido (e n. critico di Reynolds, valore del numero di Reynolds, per cui si ha transizione dal moto laminare a quello turbolento); n. quantico (v. quantico); n. di Gödel, o n. gödeliano (v. gödeliano); n. di Mach (v. mach); n. di iodio (v. iodio); in statistica, n. indice (v. indice, n. 4 e); in computisteria, n. commerciale, o semplicem. numero, il prodotto del capitale per i giorni d’impiego dello stesso, cui si fa riferimento in alcuni tipi di calcolo dell’interesse. Con accezione più partic. si parla di n. puro, per indicare una grandezza fisica adimensionata. N. magici, in fisica nucleare, denominazione dei numeri di protoni o di neutroni di un nucleo, per i quali il nucleo stesso è particolarmente stabile (sono 2, 8, 14, 20, 28, 50, 82, 126). 4. Con riferimento al gioco della tombola e del lotto, ciascuno dei 90 numeri che, segnati su apposite palline o su altro supporto, vengono estratti a sorte: dare, tirare su, estrarre, il n. 77; rilevare i n., interpretando i sogni o gli avvenimenti del giorno, scegliere i numeri da giocare al lotto, secondo la cabala (morto che parla fa 47; la paura fa 90, e sim.); dare i n., di persone che interpretano la cabala o di defunti che, in sogno, suggeriscono i numeri da giocare al lotto (in senso fig., di chi parla come gli indovini in maniera sibillina, o, più spesso, di chi dice cose senza criterio o senza senso). 5. Non seguito dalla menzione esplicita di un numero, può indicare: a. Una quantità precisa e determinata: raggiungere, non raggiungere, superare il n. legale (v. legale); il n. dei dipendenti previsti dall’organico; le iscrizioni sono state inferiori al n. preventivato. In partic., n. chiuso (anche nella forma lat., numerus clausus), espressione con cui viene indicata la limitazione stabilita al numero di coloro che possono essere ammessi a frequentare una scuola, che possono essere iscritti a un albo, e sim.: istituire il n. chiuso in una facoltà universitaria (con questa accezione, anche n. programmato). b. Una quantità generica, non precisamente determinata: un buon n., un gran n. (e al contr., un piccolo n., uno scarso n.); un n. sterminato; con la prep. in: essere, intervenire in gran n., in n. sufficiente o insufficiente (meno com. senza l’aggettivo: verranno in numero, numerosi). Usato assol., gran numero, gran quantità: stupì vedendo il n. degli intervenuti; non prevedevo un n. tale di richieste; anche, il fatto dell’essere numerosi: fare assegnamento sul n. delle bocche da fuoco; la forza del n.; Te dalla rea progenie Degli oppressor discesa, Cui fu prodezza il numero, Cui fu ragion l’offesa (Manzoni). c. Gruppo di persone (cfr. novero): essere, inserire nel n. degli invitati; contare qualcuno nel n. dei proprî amici; passare nel n. dei più, tra i defunti, quindi morire; talvolta col sign. più preciso di schiera (conformemente all’analogo sign. del lat. numerus): Vergine saggia e del bel numero una De le beate vergini prudenti (Petrarca). 6. In quanto indica il posto occupato in una serie, il termine ha i seguenti usi: a. Può essere contrassegno distintivo di persone o cose: di autobus, di treni, di binarî nelle stazioni, di posti numerati in luoghi di spettacolo; di atleti, cavalli, macchine partecipanti a una gara; si dice anche del distintivo su cui è segnato, ben visibile, il numero, e che il concorrente porta durante la gara; nel gioco del calcio i numeri sono spesso progressivi da 1 a 11, dal portiere all’ala sinistra (quelli successivi sono portati dalle riserve); nelle corse il numero si assegna, in genere, secondo l’ordine di iscrizione alla gara; nel canottaggio si dicono numeri d’acqua quelli che distinguono le corsie in cui è diviso lo specchio d’acqua che costituisce il campo di gara. In marina, il n. di bordo è il numero distintivo di ogni componente dell’equipaggio di una nave da guerra; sulle grandi unità esso è formato da quattro cifre: la prima indica la squadra, la seconda il reparto, la terza la serie, la quarta il posto individuale nella serie. N. civico, quello apposto a ogni porta o portone che dà sulla via; negli alberghi, stanza o camera n. 15, n. 223, ecc. (e n. 100 è chiamato spesso il gabinetto, su cui più comunem. è, o era, apposta la targhetta 00), cui corrispondono, nelle case d’abitazione, i n. d’interno (scala A, interno 7). N. del telefono (formare, chiamare il n. 02334567; sbagliare n.; trovare il n. occupato; nel linguaggio corrente, la parola numero è spesso sottintesa, e si può fare riferimento all’utente anziché all’apparecchio: mi passa, per favore, il 327?); per il n. verde come linea telefonica, v. verde, n. 1 c. Nell’uso burocratico: n. di matricola, d’inventario, di protocollo, di catalogo, di posizione; n. d’ingresso, per es. quello attribuito alle opere di nuova accessione nelle biblioteche e segnato sia nel registro d’entrata sia in determinata posizione nei singoli volumi; n. di codice di avviamento postale, n. di codice fiscale (v. codice, n. 4); n. di targa, il numero di matricola obbligatorio per ogni autoveicolo e motoveicolo in circolazione. Per alcuni oggetti di vestiario si indicano con numeri progressivi le varie misure convenzionalmente previste nella fabbricazione: di scarpe porto il n. 43; questa camicia mi è stretta di collo, mi dia il n. superiore. Con numeri si distinguono inoltre alcuni modelli di stampati, di armi, ecc. Con riferimento ai filati, n. è sinon. di titolo. b. Detto di giornali e riviste, indica una singola emissione: l’articolo è uscito nel n. del 20 giugno; un n. arretrato; il seguito al prossimo n., frase che si usa stampare alla fine di ogni puntata del romanzo d’appendice o di altri scritti; la rivista è morta dopo solo quattro n.; n. unico, quello che si pubblica in particolari occasioni, feste, ricorrenze, ecc.; n. zero (v. zero, n. 2 f). c. In spettacoli pubblici, soprattutto di varietà o di circo, ogni singola esibizione (e, per estens., anche l’artista o il complesso che si produce in tali esibizioni): è un bel n., è un n. che riscuote successo; hanno deciso di far numero insieme. Fig., pop., scenetta ridicola o curiosa, e anche la persona che vi dà occasione, spec. nel sign. estens. di macchietta, persona stravagante, sagoma, tipo curioso: anche oggi hai fatto il tuo n.!; quel tuo amico è proprio un numero! 7. Locuz. particolari: di numero, in frasi come ne accetterò uno di n., due di n., per sottolineare che uno o due va qui inteso nel suo sign. preciso, non in quello indeterminato di «piccola quantità»; in numero, espressione usata in araldica per indicare che una figura è posta nello scudo in numero superiore a uno; senza numero, riferito con funzione aggettivale a sost. plur., innumerevoli (ho avuto noie senza n.); sopra numero, più spesso in grafia unita (v. soprannumero); fare numero, di persona che con la sua presenza aumenta il numero degli intervenuti, talvolta con connotazione limitativa (è venuto solo per fare n., non ha preso parte attiva alle discussioni, e sim.); n. uno, per lo più con funzione attributiva, di prim’ordine, di prima qualità (ci hanno offerto un pranzo n. uno; nemico pubblico n. uno; nel suo campo è il n. uno; anche in giudizî negativi: è un imbecille n. uno). Forse con riferimento a qualche gioco: avere tutti i n., tutte le qualità necessarie al successo; un giovane che ha dei n., doti positive e buone possibilità di riuscita; un atleta, un cavallo che ha molti (o pochi) n., molte (o poche) probabilità di vincere la gara. 8. Categoria grammaticale esprimente, nel nome e nel verbo, quante sono le persone e le cose di cui si parla; nell’uso italiano si contrappone l’uno (n. singolare, ant. n. del meno; per es., fabbro, cavallo, martello, o scrivo, leggi, correva) ai molti (n. plurale, ant. n. del più; per es., fabbri, cavalli, martelli, o scriviamo, leggete, correvano); in altre lingue anche l’insieme di due (n. duale) o di tre, ecc. 9. Nella retorica classica, n. oratorio (conformemente al sign. del lat. numerus come «ritmo, armonia») è l’armonia del periodo quale risulta dalla sua divisione in cola (v. colon1) più o meno simmetrici, dal presentarsi di clausole metriche alla fine dei singoli membri, da un complesso di elementi e fattori fonici (quali la distribuzione di suoni e di accenti, di sillabe e di vocali aperte e chiuse, lunghe e brevi, la disposizione e intonazione delle parole, ecc.). ◆ Dim. numerino, numerétto, non com. numerùccio (numero piccolo nella scrittura o stampa, oppure piccola quantità); accr. numeróne (anche questo con riferimento alla rappresentazione grafica o alla quantità); pegg. numeràccio (numero scritto male, o numero sfavorevole, sfortunato).