nugae
‹nùǧe› s. f. pl., lat. – Propr., inezie, bagattelle, cose da poco, detto talvolta (anche nel dim. nugellae) di composizioni letterarie alle quali l’autore non dà o dice di non voler dare peso; in questo senso, la parola è stata usata da Catullo, da Orazio e anche dal Petrarca. ◆ Rara la forma italianizzata nuge o nughe: Onore e castità son ciance e nughe (Tansillo); la plebe si pasce di nuge (Rovani).