novella
novèlla s. f. [lat. pop. *novella, neutro pl. sostantivato dell’agg. novellus «novello»; il sign. 3 dal lat. tardo Novellae, agg. femm. pl. (sottint. Constitutiones)]. – 1. a. ant. Novità, fatto nuovo o insolito, in quanto sia comunicato o si venga a sapere; soprattutto in frasi di meraviglia: ora questa che n. è, che tu così tosto torni a casa stamane? (Boccaccio); come, costui dice la terra muoversi? che n. son queste? (G. Bruno). b. letter. Notizia, data o ricevuta, intorno a fatti recenti o riguardo a persone e cose per cui si ha qualche interesse: chiedere, o recare, portare novella di qualcuno; spesso al plur.: che novelle, quali n. avete o mi date di ...?; come a messagger che porta ulivo Tragge la gente per udir novelle (Dante). Specificato da un agg., al sing. o al plur.: portare buone o cattive n., liete o tristi n.; I fratelli hanno ucciso i fratelli: Questa orrenda n. vi do (Manzoni); per antonomasia, la buona n., il Vangelo, annuncio del regno di Dio (il gr. εὐαγγέλιον significa appunto «buona novella»). c. Nell’uso tosc. ant. (ma non del tutto scomparso), discorso, conversazione, chiacchierata: entrare in novelle con qualcuno, mettersi a chiacchierare; tre spiriti venner sotto noi, ... Per che nostra n. si ristette, E intendemmo pur ad essi poi (Dante); ma son novelle!, sono chiacchiere! In partic., mettere in novella o in novelle, canzonare, beffare: le monache incominciarono a dargli noia e a metterlo in novelle, come spesse volte avviene che altri fa de’ mutoli (Boccaccio). Per estens., faccenda di poco conto, in frasi come: non ho tempo da perdere in codeste n., e sim. 2. Racconto, narrazione; con sign. specifico, nella storia della letteratura, breve narrazione, per lo più in prosa, di un fatto in tutto o in parte storico o reale, o anche del tutto immaginario e fantastico (ma comunque presentato con toni realistici), che si propone in genere di intrattenere e interessare gli ascoltatori o i lettori, spesso di sorprenderli, raramente perseguendo anche uno scopo didattico-morale: un libro, una raccolta di novelle; le n. del «Decameron», le n. del Sacchetti, del Bandello, le n. di Pirandello; scrivere, raccontare, leggere, ascoltare una novella. Anche, il genere letterario a cui si ascrive la novella: storia della n.; la n. nell’Ottocento, ecc. 3. a. Al plur., Novelle (lat. Novellae), titolo di varie raccolte di costituzioni di imperatori romani o bizantini, così chiamate perché costituivano aggiunte o modificazioni rispetto a un codice precedentemente emanato; particolarmente note le N. posteodosiane, emanate dal 438 al 468 dopo il Codex Theodosianus (che è appunto del 438), e le N. giustinianee, o Novelle per antonomasia, emanate da Giustiniano dopo la pubblicazione del Codex Iustinianus (534), negli anni dal 535 alla morte, e che fanno parte del Corpus iuris civilis. Anche al sing., per indicare una singola costituzione, contraddistinta da un numero d’ordine o, secondo un uso più ant., da una rubrica: la n. 90 (o XC), o, che è lo stesso, la n. «de testibus», di Giustiniano. b. Per estens. (non com.), con riferimento all’età moderna, legge che costituisce un’aggiunta o una modificazione a disposizioni contenute in un codice: le n. del codice di procedura penale. c. Nel linguaggio delle assicurazioni, a buona o cattiva n., condizione inserita nei contratti di assicurazione marittima, stipulati dopo l’inizio del viaggio, per mezzo della quale vengono addossati all’assicuratore i rischi di tutto il viaggio, anche anteriori alla data del contratto, purché non ancora conosciuti dall’assicurato. ◆ Dim. novellétta (v.), novellina; spreg. novellùccia (ant. novelluzza); pegg. novellàccia; tutti nel solo sign. 2.