nonnitudine
s. f. La condizione tipica di chi è nonno, anche in relazione al particolare legame affettivo che si instaura tra il nonno e i nipoti. ♦ Alcuni mesi fa il delicato equilibrio che avevamo raggiunto a prezzo di uno sforzo continuo, visto che le cose vanno alimentate, si è improvvisamente rotto a causa di una vicenda apparentemente naturale: mio marito è diventato nonno. Da quel momento lui vive in funzione della sua «nonnitudine». Telefona 250 volte alla figlia per sapere se il bambino ha starnutito, per sapere di che colore erano le prime scarpe che il bambino ha indossato. Quando torna a casa mi racconta episodi insignificanti che diventano importantissimi e, soprattutto, pretende che io condivida i suoi stessi affanni e l'immensità di questo sentimento verso il nipotino. (Mirella, Stampa Sera, 20 marzo 1992, p. 9, Lettere a Dada Bosso) • Bellissime. E anche sorridenti, allegre. Sono le dodici nonne, felici di esserlo, che hanno prestato i loro volti per il calendario 2010 "I Gioielli nel cuore", realizzato dalla fotografa Tiziana Luxardo: «Il virus della "nonnitudine" mi ha colpito due anni fa - racconta -. Così ho sentito l'esigenza di immortalare questa emozione con il mezzo che conosco meglio, la macchina fotografica» (Lilli Garrone, Corriere della sera, 24 novembre 2009, p. 10, Tempo Libero) • [tit.] Il bello di essere nonno nel nuovo libro di Ervas [testo] Fulvio Ervas, 62 anni, veneto, parla del suo ultimo romanzo Nonnitudine (Marcos y Marcos), su come un nipote ti cambi la vita, e racconta il film che sarà tratto dal suo longseller Se ti abbraccio non aver paura. (Repubblica, 23 marzo 2018, p. 20, In Città).
Derivato dal s. m. nonno con l’aggiunta del suffisso -itudine.