nirvana
s. m. [dal sanscr. nirvāṇa «estinzione»], invar. – Nel buddismo, stato perfetto di pace e felicità, culmine della vita ascetica, che consiste nella estinzione dei desiderî, delle passioni, delle illusioni dei sensi, e quindi nell’annientamento della propria individualità. In senso fig., più genericam., stato di beatitudine, di appagamento, di puro godimento spirituale: a me in quel n. di splendori e di suoni avviene e piace di annegare la coscienza di uomo (Carducci); si sarebbe perso nella corrente dell’esistenza, nella fusione senza intermediari in Dio, nell’amato nirvana (Pietro Citati). In psicanalisi, principio del n., la caratteristica tendenza della psiche ad abbassare, fino a ridurla a zero, la tensione provocata da ogni genere di stimoli, come se, per un suo istinto di morte, desiderasse di conseguire la stasi del mondo inorganico.