niobio
nïòbio s. m. [lat. scient. Niobium, der. del nome lat. della mitica Niobe, figlia di Tantalo, perché fu identificato in un campione contenente tantalio, elemento già noto]. – Elemento chimico, di simbolo Nb, numero atomico 41, peso atomico 92,91, scoperto nel 1802 col nome di columbio, riscoperto nel 1844 e chiamato niobio, isolato nel 1866: è un metallo d’aspetto simile all’argento, stabile a molti agenti chimici e all’aria a bassa temperatura, con alto punto di fusione, bassa tensione di vapore, ottima lavorabilità, possibilità di formare leghe in cui si riscontra un’elevata resistenza all’ossidazione da parte dei metalli ai quali viene aggiunto; è presente in natura in diversi minerali (columbite, pirocloro, ecc.), e viene utilizzato nel rivestimento di combustibili nucleari (in relazione al suo basso assorbimento neutronico e alla sua resistenza alle alte temperature), e, in lega con altri metalli, in missilistica, nelle turbine a gas, nella tecnica dei tubi ad alto vuoto, in metallurgia. Carburo di n., polvere durissima che fonde a circa 3900 °C ed è insolubile nella maggior parte degli acidi, usata in metallurgia nella preparazione di utensili per la lavorazione di acciai.