neuroimmagine
s. f. In medicina, metodica estremamente dettagliata per la rappresentazione del sistema nervoso, e in particolare del cervello, ottenuta con tecniche di risonanza magnetica funzionale. ◆ Ma quando si esamina la loro attività cerebrale con le tecniche di neuroimmagine si scopre che gli uomini risolvono il compito attivando solo il lato sinistro del cervello, mentre le donne li usano tutti e due. (Claudia Di Giorgio, Repubblica, 2 gennaio 2001, p. 26, Cronaca) • I ricercatori inglesi hanno sottoposto a una serie di prove soggetti che affermavano di avere esperienze di déjà-vu quasi quotidiane, servendosi anche dell’ipnosi – per capire il ruolo che hanno la memoria e la coscienza in queste esperienze – e di sistemi di lettura delle neuroimmagini che consentono di localizzare le aree del cervello che si attivano sotto lo sforzo di ricordare. (Carlo Sartorio, Corriere della sera, 19 febbraio 2006, p. 60, Medicina) • Con i nuovi metodi di neuroimmagine possiamo misurare l’attività cerebrale con grande accuratezza spaziale. Anche pensieri dettagliati si deducono dal metabolismo cerebrale, che analizziamo usando la risonanza magnetica funzionale, con cui è possibile, per esempio, determinare quale immagine è stata presentata a una persona, anche quando viene mostrata per un periodo di tempo così breve da non arrivare a livello della coscienza. (John-Dylan Haynes, Stampa, 23 gennaio 2008, Tuttoscienze, p. 1).
Composto dal confisso neuro- aggiunto al s. f. immagine, ricalcando l’espressione ingl. neuroimaging.
Già attestato nella Repubblica del 5 gennaio 1995, p. 27, Cultura (Ferruccio Fazio).