cybercondria (Cybercondria) s. f. La convinzione errata di essere gravemente malati, e l’ansia che ne deriva, dopo avere fatto ricerche compulsive in internet sui sintomi soggettivi percepiti. ◆ Sono almeno 4 milioni di italiani che frequentano assiduamente siti internet di medicina (dato Censis 2003). Perché oggi l'ipocondria viaggia online, tanto che è stato perfino coniato il termine cybercondria: se ieri l'ipocondriaco consultava l'enciclopedia medica e si convinceva di avere tutti i sintomi possibili, oggi va in rete e naviga per ore nei siti di medicina. Dove trova informazioni di ogni genere e, se capita nei siti sbagliati, poco accurate o perfino errate, che lo "aiutano" a farsi diagnosi terribili e naturalmente sbagliate. (Corriere della sera, 30 novembre 2008, p. 50, Salute) • Nell'Europa della crisi dilagano anche "ansia, depressione e consumo di sostanze in generale, specie fra i più giovani. E aumentano disturbi somatoformi e malattie somatiche: sindromi dolorose localizzate, dismorfofobia con una percezione distorta del proprio corpo che contribuisce anche a spiegare il massiccio ricorso alla chirurgia plastica, e la vecchia ipocondria sempre più spesso declinata in 'cybercondria'". Nell'era di Internet e social network la paranoia corre infatti sul filo del mouse, si moltiplicano i navigatori ossessionati da 'dottor Google' e quelli che si affidano a pericolose autodiagnosi o ancora peggio all'autocura. "Un danno nel danno, che gonfia la spesa per il Servizio sanitario nazionale". (AdnKronos.com, 30 marzo 2015, Salute) • Cyberchondria, già attestato in italiano come cybercondria, è invece l’ipocondria digitale: la convinzione e l’ansia di avere una grave malattia dopo averne letto i sintomi online. (Licia Corbolante, Terminologiaetc.it, 2 marzo 2017) • D - Professor Topol [Eric T.], la rete è più un pericolo o un'opportunità? R - "Entrambe le cose. È una fonte di informazioni importante, ma può anche indurre quella che noi chiamiamo cybercondria, la paura di aver sviluppato una malattia dopo averne letto su internet. Il problema principale però deriva dal fatto di leggere informazioni generali e non specifiche: le descrizioni, gli articoli, i post non riguardano noi, ma altri o la media dei pazienti. Le cose però stanno cambiando: cominciamo a poter generare i nostri dati personali e a metterli sul web così potremo usare internet per capire meglio il nostro stato di salute". (Eric Topol intervistato da Tiziana Moriconi, Repubblica.it, 27 febbraio 2018; Salute) • A tal proposito, si pensi al fenomeno del cosiddetto dottor Google, ossia al paziente che ricorre al web per cercare informazioni e opinioni su malattie e problemi di salute, oppure per avere maggiori chiarimenti su farmaci e terapie. Ma proprio questa ricerca morbosa di informazioni, non crea conoscenza, ma sviluppa la cosiddetta Cybercondria, ovvero «si estrinseca nella tendenza ricorsiva a cercare online soluzioni a problemi di salute, in maniera non problematizzata e senza mettere in conto il riferimento ad uno specialista». (Serena Nanni, AgendaDigitale.eu, 31 luglio 2020, Sanità) • Cybercondria fonde il termine cyber,usato per alludere al mondo virtuale come internet ,e chondria che in greco significa cartilagine, sterno, per indicare quella parte del corpo dove secondo Ippocrate nasceva la malinconia. La cybercondria è un corrispettivo dell’ipocondria in epoca digitale, cioè un comportamento patologico dettato dall’ansia per la malattia e da preoccupazione ingiustificata per il proprio stato di salute, che induce alla ricerca in rete per una autodiagnosi dei propri sintomi, mai soddisfatta e in grado di alimentare le preoccupazioni presenti e di farne nascere di nuove. (OrdinemediciTn.it, 3 marzo 2024).
Internazionalismo (cyberchondria in ingl. e sp., cyberchondrie in fr. e ted.) adattato in it., composto dal confisso cyber- aggiunto al s. (ipo)condria.