benaltrismo s. m. Nella lingua dei media, l’atteggiamento polemico, molto diffuso in politica, di chi ammonisce che non bisogna occuparsi di una data questione perché sarebbero ben altre, più importanti, quelle da affrontare. ◆ «Ma questi qui se lo sono letto l’accordo? Perché sennò glielo rimando», replica agguerrita Mercedes Bresso, presidente Regione Piemonte. «Basta con questo benaltrismo». Come? «Basta con quelli che dicono che la questione “è ben altra”. Ho insegnato 20 anni Economia dell’Ambiente, figuriamoci se non so che una domenica a piedi non basta. […] (Giovanna Cavalli, Corriere della sera, 25 febbraio 2007, p. 19, Cronache) • Una volta era il «benaltrismo»: lo sport politico nazionale per cui quando l’avversario individuava una soluzione a un problema, gli si poteva sempre rinfacciare che facesse il piacere, il problema è ben altro. Oggi il gioco si è evoluto in un più spregiudicato «nonbastismo». Non basta. Non basta mai. (Paola Setti, Giornale, 7 agosto 2011, p. 11, Il Fatto) • Ci risiamo. Quando il treno delle riforme sembra avvicinarsi alla stazione d’arrivo, ricomincia la musica del benaltrismo costituzionale: la questione non è più quella che si sta studiando, ma una diversa e «più alta». (Massimo Luciani, Unità, 15 giugno 2014, Prima pagina) • Se quello del benaltrismo fosse un partito, vincerebbe a mani basse le elezioni. Una, due, dieci, cento volte di fila. Nato – pare – in ambito calcistico, il benaltrismo ha tracimato divenendo non solo escamotage tattico-verbale infallibile per togliersi d'impaccio, ma un vero e proprio modello di pensiero. Si tramanda che all'inizio ci fu un rigore dato o non dato. Alla garbata, risentita, astiosa o piagnucolosa protesta del presunto danneggiato, non seguì una disamina puntuale della vicenda per stabilire, se possibile, la verità, ma un veemente: "E allora quegli altri due rigori non dati a quell'altra squadra?". (Umberto Folena, Avvenire.it, 7 aprile 2019, Parolacce e paroline) • Premesso che non si è mai scritto – o meglio digitato – così tanto in italiano, e che la sensazione di peggioramento delle conoscenze di ortografia probabilmente dipende anche dal fatto che molte più persone hanno accesso alla scrittura pubblica, bisognerebbe avere l’accortezza di non cadere nel cosiddetto benaltrismo. Se si pensa che l’insegnamento della grammatica e dell’ortografia sia importante, allora ci si può naturalmente attivare come cittadini per richiedere maggiori investimenti nella scuola, politiche di sostegno per chi insegna e studia. È errato pensare che la questione “alfabetizzazione” sia rappresentata dal binomio “linguaggio inclusivo vs ortografia”, per cui si debba scegliere o l’uno o l’altra, barrando una casella. È un po’ come quando si parla di crisi di rifugiati e qualcuno dice “e i terremotati?”. (Valigiablu.it, 4 marzo 2022) • I costi della mancata transizione ricadranno anche sui giovani, ricorda il senatore del Pd Filippo Sensi: «A Giorgetti che si chiede chi paga per la transizione ecologica – twitta – risponderei che la stiamo pagando tutti quanti e che la pagheranno carissima soprattutto le giovani generazioni. Non è col benaltrismo che si risponde ai problemi, quelli globali poi». (Rosaria Amato, Repubblica.it, 10 luglio 2023, Esteri).
Dalla loc. ben altro con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel quotidiano «La Stampa» del 24 novembre 1989 (p. 3, Interno), in un articolo di Paolo Mieli: «Sarebbe ingiusto stigmatizzare il fenomeno del “benaltrismo” come frutto di un desiderio di restare comunque a galla, come miope visione del mondo di persone che anche in occasioni storiche si preoccupano più che altro di ricucire l'unanimità e guardano esclusivamente a che la bilancia del potere interno non penda né a sinistra né a destra. O, peggio, come esercizio di piccoli poteri d'interdizione. C'è dell'altro. È una cultura forte e radicata: quando non sarà più decisiva nello scandire i tempi di decisione del Pci, la novità sarà pari al cambiamento di nome».