nemico
(ant. nimico) agg. e s. m. (f. -a) [lat. inimīcus, comp. di in-2 e amīcus «amico»] (pl. m. -ci). – Il contrario di amico. 1. Riferito a persona: a. Che nutre verso altri sentimenti di avversione, di ostilità e si comporta di conseguenza, cercandone il danno e desiderandone, e spesso anche cercando di procurarne, il male: n. dichiarato, giurato, implacabile; n. capitale; con compl. di specificazione: essere, farsi, diventare n. di qualcuno; con compl. di termine: mi è sempre stato n.; gli divenne n.; se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col più forte, ... procurando di far vedere all’altro ch’egli non gli era volontariamente n. (Manzoni); con valore reciproco: siamo sempre stati n., noi due; sono nemiche per rivalità professionali; spesso con uso di sost.: è un mio n., è un n. della nostra famiglia; perdonare ai nostri n.; non ha mai avuto nemici. In proverbî e frasi prov.: dagli amici mi guardi Iddio, ché dai n. mi guardo io (v. amico, n. 1); molti n., molto onore, frase presente, in forma simile, già nel lat. mediev. (quo plures hostes, tanto maior honor), assunta e diffusa come motto dalla propaganda fascista, spec. nell’epoca delle sanzioni. N. pubblico, persona (delinquente, bandito) che costituisce un grave pericolo per la società (con lo stesso sign. anche pericolo pubblico); n. pubblico numero uno, espressione coniata (1934) negli Stati Uniti d’America (public enemy number one) dal procuratore di stato H. S. Cumming con riferimento al gangster J. Dillinger, ed estesa poi spesso ad altri banditi. b. Con sign. più preciso e come s. m., si dice degli appartenenti allo stato, all’esercito, alle formazioni militari con cui si è in stato di guerra (la distinzione è più evidente in latino, dov’è usato in questo senso hostis): l’assalto dei n. (o, come agg., l’assalto nemico); vincere, sconfiggere i n.; spesso al sing., con valore collettivo: un n. potente, ben preparato, invincibile; il n. avanza, contrattacca, è stato respinto; passare al n., disertare (in senso fig., tradire una causa); darsi al n., arrendersi; corrispondenza e intelligenza col n., reati che il vigente codice penale militare di guerra punisce con la degradazione e con la morte; taci! il n. ti ascolta, motto diffuso durante la seconda guerra mondiale per evitare il propagarsi di notizie utili al nemico; a n. che fugge ponti d’oro, prov. c. Nell’ant. linguaggio d’amore, come s. f., la nemica, la donna che fa soffrire al poeta pene d’amore: De la dolce et acerba mia n. (Petrarca). d. Nel linguaggio religioso, come s. m., il n. (anche l’avversario), il demonio; dare l’anima al n., dannarsi. Con sign. simile: Pluto, il gran nemico (Dante), in quanto dio della ricchezza, considerata causa di perdizione per gli uomini. e. In senso fig., per indicare genericam. avversione, naturale o acquisita, e includente o no un giudizio di riprovazione morale, verso fatti, cose, comportamenti: essere n. della verità, della menzogna, dell’ipocrisia, dei discorsi o delle discussioni inutili; è sempre stato n. d’ogni compromesso; essere n. del fumo, dell’alcol; è un n. dell’acqua, scherz., di chi beve soltanto vino o si lava molto raramente; femine del corpo bellissime ma nemiche dell’onestà (Boccaccio). 2. Riferito a cosa: a. Di nemico, proprio del nemico, dettato da sentimenti di inimicizia: contegno, intenzioni, propositi n.; quel parlar che mi parea nemico (Dante). b. Con sign. più partic., appartenente al nemico in guerra, anche senza necessario riferimento a ostilità in atto: l’incursione aerea ha distrutto impianti nemici; ricognizione delle posizioni n.; l’aviazione, l’artiglieria nemica. c. fig. Avverso, ostile, contrario: avere la fortuna n.; spesso con compl. di termine: la sorte gli fu n.; a chi governa È n. la lanterna Che portò Diogene (Giusti); il meglio è n. del bene, prov. con cui s’intende dissuadere dalla ricerca di un’irraggiungibile perfezione che potrebbe annullare i risultati più modesti, ma concreti, già raggiunti.