nazareno
nażarèno (pop. nażżarèno) agg. e s. m. [dal lat. tardo Nazarenus, gr. Ναζαρηνός]. – 1. agg. Di Nàzareth, città della Galilea, nella Palestina settentr.: Gesù n. (e assol., come sost., il N.), Gesù Cristo, che a Nazareth trascorse la sua giovinezza; d’un fabbro nazaren la sposa (Manzoni), la Madonna, moglie di Giuseppe. Come locuz. agg., alla nazarena, al modo di Gesù nazareno: capelli alla n., lunghi e scendenti sulle spalle come si vedono nelle immagini tradizionali di Gesù Cristo; meno com. riferito alla barba, piuttosto corta e bipartita: un bel giovine biondo, coi capelli lunghi e la barbetta alla n. (Pirandello). 2. Come s. m. pl., antico nome dei cristiani in genere (v. nazareo), e anche nome dei membri di alcune sette moderne: n. ungheresi (anche seguaci di Cristo), setta fondata da due operai in Ungheria nel 1839, che pratica il battesimo per immersione, elegge la propria gerarchia, vieta di giurare e portare armi; n. tedeschi (ted. Neukirchlicher «membri della Chiesa nuova»), setta fondata da J. J. Wirz (1778-1858) a Basilea, diffusa in Svizzera e nella Germania merid., le cui credenze, accanto a elementi di varia origine, mescolano tratti sabelliani (identità del Figlio col Padre) e cattolici (intercessione di Maria Vergine e dei santi). 3. Sempre come s. m. pl., i Nazareni, gruppo di pittori tedeschi della prima metà del 19° sec., che ebbero come programma il ritorno alla chiarezza formale del Perugino, di Dürer e del giovane Raffaello, per esprimere una religiosità interiore, in contrasto con la pittura storica ufficiale (furono così chiamati per i loro temi religiosi o forse perché portavano i capelli lunghi, «alla nazarena»).