naif
naïf ‹naìf› agg. e s. m. e f., fr. [lat. natīvus «nativo»] (pl. naïfs; f. naïve, pl. naïves; ma in ital. è per lo più usato come invar., e scritto spesso senza dieresi). – Ingenuo, schietto, primitivo, usato soprattutto nell’espressione arte naïf (in fr. art naïf), forma d’arte pittorica i cui precedenti sono da ricercare nei pittori primitivi americani e nelle opere di Rousseau il Doganiere; priva di legami immediati con il mondo accademico e culturale, l’arte naïf è stata ed è praticata da pittori non professionisti, autodidatti (detti anche «neo-primitivi» o «primitivi del 20° secolo»), i quali tendono a rappresentare con semplicità e candore aspetti comuni della vita quotidiana che si trasforma in una visione poetica e magica della realtà: pittori n.; stile naïf. Sia con riferimento all’arte sia riferito agli artisti, è frequente l’uso come s. m.: avere una predilezione per il naïf; i naïf del primo ’900; una mostra di naïf iugoslavi. Nel linguaggio com., per estens., è sinonimo di ingenuo, semplice, genuino: gusto n.; è un tipo piuttosto naïf.