muovere. Finestra di approfondimento
Cambiamenti di posizione - Il sign. principale di m. è quello di «far cambiare posizione a qualcosa o qualcuno». Secondo il tipo di forza esercitato per procurare il moto, sono più appropriati altri verbi più specifici. Rimuovere indica un moto atto a far spazio o ordine, togliendo di mezzo (per lo più facendo scomparire per sempre) qualcosa che crei ingombro: negli angoli tra il pavimento e la parete, mucchietti di immondizia, che gli infermieri, chissà da quanto tempo, non si erano curati di rimuovere (M. Soldati). Sospingere e spingere indicano una forza esercitata per muovere in avanti qualcosa o qualcuno; il primo verbo, meno com., indica una spinta più leggera e graduale (sono giovane, e amore mi sospinge, e la buona speranza [G. Boccaccio]; i soffii erranti alzavano sospingevano le onde qua e là [G. D’Annunzio]). Tirare e trascinare indicano, al contrario, una forza esercitata da qualcuno per far muovere dietro di sè l’oggetto mosso: tirava il carrello carico di scatoloni. Se si usa il secondo verbo, ciò che viene spostato è necessariamente a contatto col suolo: afferrai adunque il braccio del prete e lo trascinai fuori dell’osteria (I. Nievo). Trasportare indica che ciò che viene spostato è sollevato da terra e implica in genere uno spostamento a distanza maggiore rispetto a tirare e trascinare; frequente con uso fig.: pon freno al gran dolor che ti trasporta (F. Petrarca); su, su, trasportiamo la culla vicino alla finestra, alla luce (G. D’Annunzio). Spostare (sinon. di m. in quasi tutti gli usi) accentua il concetto del «cambiamento di posizione» (s. un mobile da una stanza all’altra), rispetto a m., che sottolinea invece il concetto del «moto»: è vero ch’io credo che le cose, in casa, sieno sempre spostate ed è anche vero che mia moglie molto spesso le sposta (I. Svevo).
Altri movimenti - Si può muovere un oggetto anche senza spostarlo dalla sua posizione, ma provocandone soltanto un’oscillazione, una rotazione e sim.: l’acqua muove le pale del mulino; smettila di muovere il tavolo! (nel senso di «farlo tremare o traballare»); muove sempre le gambe quando è seduto; non una brezza muoveva le foglie (V. Pratolini). In questi casi, verbi più specifici possono essere agitare (fra i rami che agita il venticello s’intravvede ondeggiante un lembo di cielo [G. Verga]), scuotere (scuotere la testa in senso di diniego; umido vento scuote i peschi e i mandorli [G. Carducci]) o, ancora più intens. e lett., squassare (un impeto di vento / squassa il cipresso e corre il camposanto [G. Pascoli]).
Muoversi - Come intr. pron., muoversi si alterna principalmente con andare e viaggiare, riferiti a persona o a veicolo: l’aereo va (o viaggia) più velocemente del treno. Più circoscritti, solo se ci si riferisce a persona, saranno mettersi in viaggio («iniziare il viaggio») e trasferirsi («cambiare dimora »). Molti sinon. di andare (v. scheda ANDARE) possono essere usati in luogo di muoversi, anche se quest’ultimo verbo, rispetto a quelli, sottolinea ora il cambiamento di direzione (da Parigi si mosse verso Londra), ora la meta del cammino (ci muovemmo alla volta di Cuba), ora la casualità o la generalità dello spostamento (detesto muovermi per le vacanze estive). A seconda del tipo di movimento si possono usare anche verbi più specifici: camminare,incamminarsi («cominciare a dirigersi camminando»), correre,incedere (piuttosto ricercato: «camminare solennemente»), volare, ecc. Spostarsi è un sinon. appropriato sia a persona (si sposta spesso per lavoro) sia a cosa (guardavo la lancetta dei secondi spostarsi velocemente). A proposito delle cose, anche in questo caso l’ital. dispone di una serie di parole più specifiche a seconda del tipo di movimento: guizzare (proprio del moto rapido di alcuni animali, anche fig.: la lucertola guizza come un pesciolino in cima a quel filo d’avena [L. Pirandello]), ondeggiare e ondulare («muoversi come le onde o come portato dalle onde del mare»: la chioma grigia sopra il capo ondeggia [G. Pascoli]; ancora ondula qualche fraschetta gommata e rossiccia [S. Slataper]),oscillare e tentennare («muoversi come un pendolo»: le vette dei cipressi oscillano sotto un cielo quasi nero [G. D’Annunzio]; Romolo tentenna il capo e sorride [L. Pirandello), sussultare («fare bruschi balzi»: gli sussultavano i muscoli della mandibola [F. Tozzi]), tremare («essere scosso da rapidi e piccoli movimenti»: come tremano tutti, questi poveri fiori nell’erba! [A. Fogazzaro]), e ancora balzare, girare, pendolare, rimbalzare, roteare, rotolare, traballare e molti altri. A confronto dei sinon., muoversi indica in genere un’azione meno diretta (o meno coinvolta, se il sogg. è animato), meno puntuale e marcata. Rispetto a camminare, spostarsi e viaggiare, per es., muoversi può denotare una certa inerzia o talora difficoltà di spostamento: mio nonno, un tempo gran camminatore, ora si muove con difficoltà; il suo lavoro lo costringe a muoversi una volta a settimana; ho viaggiato comodamente in prima classe. Istruttivo è anche il confronto con partire: il treno si sta muovendo (= «sta iniziando il proprio moto», senza alcun riferimento alla destinazione) e il treno sta partendo (= «sta per iniziare il viaggio», con maggior riferimento alla destinazione o comunque alla natura del viaggio, che non al moto, tanto che una frase simile, diversamente dalla precedente, sarebbe appropriata anche se il treno fosse ancora fermo). Agli ultimi decenni del Novecento risale il sign. fig. di partire come «prendere avvio, iniziare», riferito a progetto, processo e sim.: sta partendo il nuovo corso di laurea in Scienze della formazione.