munizione
munizióne s. f. [dal lat. munitio -onis, der. di munire: v. munire]. – 1. ant. Opera fortificata, o anche macchina guerresca (secondo il sign. etimologico). 2. Nell’uso com., quasi sempre al plur., materiale bellico (come proiettili, esplosivi, cariche) necessario al funzionamento delle armi da fuoco: mancano, scarseggiano, son finite le m.; avere abbondanza o difetto di munizioni; munizioni per fucili, per mortai (e analogam., per fucili da caccia, dette anche, più semplicem., munizioni da caccia); deposito di munizioni; una cassa di munizioni; m. intelligenti, tipo moderno di munizioni, generalm. di artiglieria, capaci di colpire il bersaglio modificando, anche autonomamente, la fase finale della traiettoria grazie a dispositivi di guida controllati elettronicamente (v. anche munizionamento). 3. a. Con uso fig., di altre cose necessarie a un reparto armato: munizioni da bocca, espressione, non più in uso nell’esercito, usata talvolta in tono scherz. nel linguaggio com. per indicare i viveri: un paniere dove c’era della m. da bocca (Manzoni). b. ant. Con sign. astratto, riserva, provvista di materiale bellico o d’altro: pane di munizione, la galletta che si dava un tempo in dotazione a soldati e marinai perché avessero di che nutrirsi in caso di emergenza. In questo sign. il termine è ancora vivo nel linguaggio degli edili: avere, tenere in munizione, di materiale che le imprese o i cantieri tengono in deposito in attesa di utilizzazione.