moto2
mòto2 s. m. [lat. mōtus -us, der. di movēre «muovere»]. – 1. L’atto, il fatto, l’effetto del muoversi, cioè dello spostarsi di un corpo da una posizione a un’altra; si contrappone a quiete ed è sinon. di movimento, a cui è però preferito nel linguaggio scient. e tecn., dove assume accezioni proprie e specifiche: a. In filosofia, indica genericamente ogni forma di mutamento e di divenire; in partic., nel pensiero aristotelico, nel senso più generale, il passaggio dalla potenza all’atto; come movimento nell’ordine della realtà materiale, comprende la traslazione (m. spaziale), l’alterazione (cambiamento di qualità) e l’aumento o la diminuzione (cambiamento di quantità). b. In meccanica, il movimento di un punto, di un corpo, di un sistema di corpi, variamente qualificato secondo le leggi che lo governano e le caratteristiche che esso presenta: m. uniforme, quello che mantiene una velocità scalare costante; m. accelerato o ritardato, secondo che la velocità vada aumentando o diminuendo; m. rettilineo, circolare, elicoidale, piano, moto di un punto, o di un corpo, che si svolge rispettivam. su una retta, su una circonferenza, su un’elica, su un piano; m. relativo, posto in relazione con un sistema di riferimento a sua volta mobile rispetto ad altro fisso; m. periodico, il moto di un punto che, a intervalli di tempo costanti (periodo), riprende la stessa posizione con le stesse caratteristiche cinematiche; m. spontaneo, quello in cui non entra in gioco alcuna forza attiva; m. rigido, il moto di un corpo rigido; per altre denominazioni, come m. armonico, m. browniano, m. cicloidale (e epicicloidale, ipocicloidale), m. rotatorio, m. rotazionale e irrotazionale o laminare, m. traslatorio, si veda ai singoli aggettivi. M. perpetuo, il moto di una macchina che, una volta avviata, fosse in grado di mantenersi indefinitamente in movimento, senza alcun apporto esterno di energia; la realizzazione di tale moto, vanamente perseguita per secoli, fu riconosciuta impossibile in linea di principio (principio dell’impossibilità del m. perpetuo) verso la metà del sec. 19° in base alla legge di conservazione dell’energia: infatti, il moto di qualsiasi macchina reale è ostacolato da attriti e quindi provoca la conversione irreversibile in calore di una certa quantità di energia (quello sopra definito è detto m. perpetuo di prima specie: si parla anche di m. perpetuo di seconda specie con riferimento al funzionamento di una macchina termica ipotetica, anch’essa irrealizzabile, capace di trasformare in lavoro meccanico l’intera quantità di calore assorbita, o di trasferire calore da un corpo più freddo a uno più caldo senza spendere lavoro, in violazione della seconda legge della termodinamica). c. In astronomia, ognuno degli spostamenti effettivi o apparenti degli astri: m. annuo della Terra, quello per il quale la Terra compie in un anno un giro intorno al Sole; m. diurno della Terra, il suo moto di rotazione intorno al proprio asse; m. apparente della sfera celeste (o del Sole, o di un astro), quello descritto dalla volta celeste (o, su questa, dal Sole o dall’astro) in conseguenza della rotazione terrestre (m. apparente diurno) e della rivoluzione della Terra intorno al Sole (m. apparente annuo); m. proprio di una stella, lo spostamento angolare della stella lungo un arco di cerchio massimo della sfera celeste, risultante di movimenti effettivi (m. peculiari) o apparenti (m. parallattici) della stella stessa; m. diretto, m. retrogrado, movimento di un corpo celeste, in partic. di un pianeta, quando avviene in senso contrario a quello con il quale il Sole percorre l’eclittica, e cioè da ovest verso est. Anticam. il termine moto era usato per indicare il movimento delle sfere celesti secondo il sistema tolemaico: Lo moto e la virtù d’i santi giri (Dante, Par. II, 127); e moto dell’ottava sfera era detto il fenomeno della precessione degli equinozî. d. In geofisica, qualsiasi movimento delle masse liquide o aeree o della crosta terrestre: il m. ondoso del mare; i m. dell’atmosfera; m. epirogenetici (v. epirogenetico); m. di percolazione (v. freatico); m. sismici, e m. sussultorio, ondulatorio, particolari movimenti della superficie terrestre provocati dai terremoti. 2. Fuori del linguaggio strettamente scientifico il termine, pur conservando il suo valore generico e fondamentale, è usato soprattutto in locuz. particolari, e con riferimento a movimenti concreti: a. Di macchine, dispositivi, oggetti varî, capaci di moto di traslazione, di rotazione, o d’altro tipo di funzionamento più complesso: imprimere, comunicare il m., e accelerare, moderare, regolare il m. (ma anche, e più fam., il movimento); con accezione più tecnica, m. di regime, la fase di moto regolare di una macchina, seguente alla fase di avviamento; nelle macchine utènsili, m. di lavoro, il movimento di cui sono dotati gli utensìli, contrapp. al m. di alimentazione, quello di cui è dotato il pezzo in lavorazione. Più com., essere in moto, di macchina o meccanismo che è in funzione, in attività, di veicolo che procede (è vietato scendere quando la vettura è in m.), e, fig., di persona o gruppo di persone in azione solerte e decisa (la polizia è in m. per scoprire i colpevoli); mettere in moto, avviare un motore, una macchina (e analogam., la messa in moto, di un motore o altro); fig., mettere in m. qualcuno, spingerlo o persuaderlo ad agire, per lo più nel proprio interesse: per ottenere quel posto, ha messo in m. mezzo mondo; con valore rifl. e intr., mettersi in moto, iniziare il movimento, avviarsi, di macchine o veicoli, e per estens. incamminarsi, di persone, o darsi attivamente da fare: oggi il motore non vuol proprio mettersi in moto!; mettiti in moto di buonora, se vuoi arrivare in tempo; la macchina dei soccorsi si è messa in moto con tempestività. b. Con accezione più partic., riferito a persone, l’esercizio fisico del camminare, e in genere l’attività fisica all’aria aperta: devi fare un po’ più di m., se vuoi dimagrire; il m. giova alla salute. c. Ormai poco com., i m. vitali, il funzionamento degli organi vitali, la cui cessazione equivale alla morte. 3. a. Atto, gesto improvviso e spesso involontario, irriflesso: avere un m. d’impazienza; reprimere a stento un m. di stizza, di rabbia, di ribellione. Fig., impulso affettivo, o anche, meno spesso, spirituale, intellettuale, vivace e spontaneo: contenere, soffocare i m. del cuore; dare ascolto ai m. dell’animo; cedere a un m. improvviso di simpatia, di compassione, di gelosia; I dolci affanni, i teneri Moti del cor profondo (Leopardi); m. pulsionale, locuz. talora usata in psicanalisi come sinon. di pulsione. Per la locuz. di moto proprio (poco com. in questa forma), v. motuproprio. b. Agitazione di masse popolari o di singoli gruppi o categorie, per manifestare ostilità a un governo o a un potere costituito, per esprimere malcontento e protesta; è in genere sinon. di sommossa, ma riferito soprattutto ai movimenti rivoluzionarî dell’Ottocento in Italia e in altri paesi d’Europa: i m. carbonari del 1821; i. m. europei del 1848; i m. mazziniani; i m. del Risorgimento. 4. In grammatica, in senso ampio, verbi di moto, i verbi che esprimono un movimento (per es., andare, correre, spedire); complementi di moto, quelli che esprimono le varie relazioni di movimento, distinti per solito in: complementi di m. a luogo («andare a casa» o «verso casa»), di m. da luogo («tornare dall’ufficio»), di m. per luogo o attraverso luogo («entrare per la porta», «passare per via del Corso»), cui alcuni grammatici aggiungono anche un complemento di m. in o entro luogo, assimilato sintatticamente a un complemento di stato in luogo, ma dipendente da un verbo di movimento («aggirarsi nel giardino», «passeggiare nervosamente su e giù per la stanza»). 5. In musica: a. Passaggio di una voce, strumentale o umana, da un suono a un altro di altezza maggiore (m. ascendente) o minore (m. discendente); si dice m. parallelo quello di voci, o parti, che procedano nello stesso senso (ascendente o discendente), m. contrario quello di voci di contraria direzione, e m. obliquo quello di una voce che rimane alla stessa altezza mentre un’altra si eleva o si abbassa. b. Con riferimento al tempo di esecuzione, movimento più rapido del normale, nella didascalia con moto, che si aggiunge come indicazione complementare del movimento di un pezzo (per es., andante con moto). c. Moto perpetuo, composizione musicale svolta interamente, o quasi, sulla stessa figurazione e in genere destinata a porre in rilievo il virtuosismo dell’esecutore (per es., il finale della Grosse Sonate op. 24 per pianoforte di K. M. von Weber, primo esempio di uso esplicito di questo titolo; e, particolarm. nota, la composizione in sol maggiore op. 11 per violino e orchestra di N. Paganini).