mostrificare
v. tr. Trasformare in mostro, considerare un mostro. ◆ Un mondo [quello della pubblicità] – come ricorda Annamaria Testa – «mostrificato» negli anni Settanta, considerato un grande veicolo di modernizzazone negli anni Ottanta (Gillo Dorfles, Repubblica, 4 febbraio 1999, p. 35, Cultura) • Furto e droga a parte, siamo sicuri che questa idea funzionalistica del proprio agire nel mondo non si estenda molto al di là dell’orizzonte criminale? e che non siano moltissimi, ormai, a personalizzare l’etica come la pubblicità li ha abituati a personalizzare un orologio o un profumo? Forse, i politici e i media hanno tanto bisogno di mostrificare la camorra, perché sotterraneamente serpeggia l’intuizione che la camorra interpreta al meglio alcune derive della nostra società, e che il contagio è sempre più facile. (Walter Siti, Stampa, 2 dicembre 2006, p. 50, Spettacoli) • ogni epidemia ha marchiato a fondo caratteri etnici, economia e costumi delle società umane, con i germi che hanno trovato di volta in volta congeniali situazioni geografiche e ambientali per deflagrare e mostrificare i nostri corpi e i nostri volti, magari dopo aver convissuto con noi in altri contesti per periodi più o meno lunghi. (Sandro Modeo, Corriere della sera, 23 luglio 2008, p. 36, Cultura).
Derivato dal s. m. mostro con l’aggiunta del suffisso -ificare.
Già attestato nella Repubblica del 6 febbraio 1994, p. 30, Cultura (Alberto Arbasino).