mormorare
(ant. murmurare) v. intr. [lat. mŭrmŭrare, der. di murmur «mormorìo»] (io mórmoro, ecc.; aus. avere). – 1. Produrre un rumore lieve e continuo, che a tratti si fa più sensibile e forte, detto di acque correnti, del vento tra le fronde e delle fronde stesse, e simili: Chiara fontana ... acque fresche e dolci Spargea soavemente mormorando (Petrarca); Né mormorava fronda, Né pur mormorava onda In sulla fresca erbetta (Chiabrera). Con uso sostantivato: Udir mi parve un mormorar di fiume Che scende chiaro giù di pietra in pietra (Dante). 2. Di persone, parlare a bassa voce: stava mormorando fra i denti; in questo senso spesso con uso trans.: a i fidi orecchi Si mormoraro i delicati arcani (Parini); mormorò qualche parola di scusa; le mormorò non so che all’orecchio; parole appena mormorate. Poet., di animali: escono errando ... fuor d’un mìrteo bosco Due tortorelle mormorando ai baci (Foscolo). Più com., parlottare sommessamente su argomenti delicati, spec. in tono malizioso; lagnarsi, protestare, esprimere malcontento a mezza voce; fare della maldicenza su colpe e peccati altrui, veri o presunti: questa novella dalla reina detta diede un poco da m. alle donne e da ridere a’ giovani (Boccaccio); il pubblico cominciò a m.; la popolazione mormorava contro i nuovi provvedimenti; si mormora molto sul conto suo; siate prudenti, perché la gente mormora; si mormora che ..., si va dicendo che ... ◆ Part. pres. mormorante (ant. murmurante), anche come agg.: Murmuranti ruscelli e cheti laghi Di limpidezza vincono i cristalli (Ariosto).