mordere
mòrdere v. tr. [lat. mordēre, con mutamento di coniug.] (pass. rem. mòrsi, mordésti, ecc.; part. pass. mòrso, ant. morduto). – 1. a. Addentare, stringere con, o fra, i denti; afferrare fortemente fra i denti per offendere o ferire, con riferimento ad animali e anche all’uomo: il cane ha morso un bambino; m. rabbiosamente; m. a sangue; m. come un cane; can che abbaia non morde, prov. (per lo più inteso in senso fig.: chi alza troppo la voce di solito è una persona innocua); cane, serpente che si morde la coda (per l’uso fig. della locuz., v. coda, n. 1 b); m. la mano che soccorre (o accarezza), mostrarsi ingrato. Nell’uso fam., anche, per estens., di insetti che pungono: lo ha morso una zanzara. b. Meno com., addentare voracemente, per mangiare a grossi bocconi: m. il pane, una mela; c’è qualcosa da m., da mangiare, e, fig., da guadagnare. c. In locuzioni partic.: mordersi le mani, le dita, il gomito, pentirsi inutilmente di cosa non più riparabile; mordersi le labbra o la lingua, per non parlare, o per pentimento di aver detto cosa imprudente o inopportuna: appena ebbe proferito queste parole, si morse la lingua (Manzoni); m. il freno, di chi obbedisce, o mantiene ancora il controllo di sé, ma è al limite della pazienza, vicino a ribellarsi; m. la polvere, il terreno, poet., essere atterrato, sconfitto (con allusione al cavaliere, che, disarcionato, batteva il viso sulla polvere): vede i forti che mordon la polve, E li conta con gioia crudel (Manzoni). Con uso assol. nella locuz. mordi e fuggi (v.). 2. In usi estens.: a. Di strumento o congegno atto a intaccare, a far presa: la lima morde anche il ferro; e assol.: è una sega che non morde. Nel linguaggio marin., detto dell’ancora quando fa salda presa sul fondo del mare. M. la strada, di pneumatico che fa buona presa; nel linguaggio del ciclismo, di chi pedala a strappi con efficacia, stando sollevato dal sellino, in tratti di strada in salita, o partendo all’inseguimento o iniziando una fuga; anche, comunque, di chi pedala a tutta forza. b. Di sostanza corrosiva che intacca l’oggetto su cui è posta: l’acido morde la lastra. c. Di cose che dànno sensazioni pungenti al palato o al tatto: un liquore che morde il palato; il freddo comincia a mordere. 3. fig., letter. Rimproverare, fare oggetto di critica o di satira pungente, pungere con parole aspre o maligne (cfr. mordace): e con agre riprensioni ... m. i difetti de’ cattivi (Boccaccio); Però ch’Egli ama la giustizia tanto, Che vuol che sempre il suo giudicio morda Ognun ch’abbi peccato (Pulci); molti mortali ... lo scherniscono e mordono tutto il giorno (Leopardi). Ant. o poet. con senso più generico di assalire, offendere, affliggere: Nulla [pena] già mai sì giustamente morse (Dante); e non ti morde Cura nessuna (Leopardi). ◆ Part. pres. mordènte, con valore di agg.: Come soglion talor duo can mordenti (Ariosto); in senso fig., lo stesso, ma meno com., di mordace: una frase, un’allusione mordente. Per l’uso come s. m., con sign. tecnici particolari, v. mordente.