monte
mónte s. m. [lat. mons mōntis]. – 1. a. Nome generico dei rilievi della crosta terrestre, distinti dalle colline per la maggior altezza (e per l’età geologica, che è almeno terziaria), collegati dal punto di vista genetico a processi tettonici, generalmente raggruppati a formare allineamenti (catene) o gruppi compatti (massicci), modellati dagli agenti esogeni disgregatori (soprattutto corsi d’acqua e ghiacciai), che agiscono in relazione alla struttura geologica del rilievo stesso: ai piedi del m.; le falde, i fianchi, le pendici del m.; la cima, la vetta del m.; una catena, una corona di monti; i passi, i valichi, le gole dei m.; m. dolomitici, granitici, vulcanici. Il termine, accompagnato da una specificazione o da una denominazione, indica un gruppo o una cima determinati, formando così un toponimo: M. Rosa, M. Bianco, M. Grappa; talvolta unito in una sola parola: Montecassino; anche nella forma tronca mon- (Mongibello, Monviso); inoltre, conformemente all’uso del lat. mons, appare anche come primo elemento di toponimi che si riferiscono ad alture assai modeste: M. Mario, M. Citorio, ora Montecitorio, Monti Parioli, in Roma (anche di formazione non geologica, come il M. Testaccio, sempre a Roma, detto anche popolarmente m. dei cocci). Frasi proverbiali: loda il m. e tienti al piano, per invitare a seguire le vie più sicure; promettere mari e monti, fare grandi promesse (già presente in latino: maria montesque polliceri, in Sallustio, De coniuratione Catilinae 23, 3). Frequente la locuz. avv. a monte (contrapp. alla locuz. a valle), per indicare la parte più alta del corso di un fiume (il Tevere a m. di Roma) e, con altro sign., un punto (o parte o sezione) di una corrente fluida situato anteriormente rispetto a un altro punto (o parte o sezione) della stessa corrente, con riferimento al verso di questa (per es., nel linguaggio medico, allacciare un’arteria a m. della ferita); in senso fig., riferendosi allo scorrere del tempo o al succedersi causale degli eventi: parlare dei fatti a m., rispetto a un avvenimento determinato; è a m. che vanno ricercate le cause di questa situazione, facendo cioè ricorso a fatti, motivazioni, circostanze anteriori al verificarsi della situazione stessa. Con altro senso, la locuz. a m. o al m. è frequente in toponimi, dove indica posizione elevata, in altura: S. Maria a Monte, S. Miniato al Monte. b. Sacro monte: nome dato in Lombardia (anche come toponimo) a un particolare tipo di santuarî posti su colline o pendici di monti e costituiti di varie cappelle poste in successione lungo un itinerario, dedicate ciascuna a un episodio della vita di Gesù, spec. della passione, secondo una concezione simile a quella dei pellegrinaggi della via crucis, che si riconnette però alla pratica medievale della ricostruzione simbolica dei luoghi santi; le cappelle (alla cui costruzione, sistemazione e decorazione hanno cooperato artisti noti, soprattutto barocchi) sono disposte scenograficamente lungo il percorso, con studiata ricerca di effetti prospettici, e decorate all’interno con gruppi scultorî per lo più colorati (o rivestiti di abiti veri) di forte effetto teatrale. Tra gli esempî più noti, il Sacro Monte di Varallo e quello di Varese. c. Nel Friuli (dove la parola è usata al femm. une mont), e in altre regioni alpine (Val Badia, Val Brembana, ecc.), denominazione del pascolo estivo con le costruzioni relative. d. Nel Veneto, nome con cui si indicano le dune. 2. Nel baseball, m. del lanciatore, il punto leggermente sopraelevato che si trova quasi al centro del diamante, attrezzato con pedana rettangolare sulla quale prende posto il lanciatore per effettuare i suoi lanci. 3. In chiromanzia, denominazione di ognuna delle sette sporgenze che si considerano nel palmo della mano, ciascuna indicata con un proprio nome (m. della Luna, m. di Giove, m. di Saturno, ecc.), e che starebbero a indicare particolari qualità, esagerate o pervertite se le sporgenze sono troppo accentuate, mancanti se queste sono appena accennate o assenti. 4. In anatomia, m. di Venere o del pube, regione situata nella parte anteriore della vulva, posta sul davanti della sinfisi pubica, di forma triangolare, costituita da un cuscinetto di tessuto cellulo-adiposo, il cui rivestimento cutaneo, glabro nella bambina, si presenta coperto, nella donna pubere, di peli più o meno lunghi, per lo più dello stesso colore dei capelli. 5. Mucchio, grande quantità di qualche cosa: un m. di sassi, di grano; Sovra i confusi monti ... De la profonda strage oltre cammina (T. Tasso); prov., una pera fradicia ne guasta un monte. Nella classificazione degli stracci, mucchio di stracci della stessa qualità, scelti e raggruppati da un singolo operaio. In senso fig., con riferimento a cose astratte: un m. di debiti; hai un m. di ragioni; ha detto un m. di bene (o di male) sul conto tuo; nel tuo compito c’era un m. di errori. Locuz. avv. a monti, non com., a mucchi, in gran quantità. 6. In alcuni giochi di carte, il mucchio di carte che resta dopo la prima distribuzione tra i giocatori; anche, il complesso delle carte scartate; di qui l’ant. uso fig. di fare monte, fare mucchio: questo non nasceva solo dalla peste che aveva fatto m. di tante cose (Manzoni); e le frasi andare a m., mandare a m. la partita, interrompere la partita, annullando i punti già segnati in seguito a errore intervenuto o per altra ragione, e in senso fig., fam., con riferimento a cosa progettata, andare o mandare a vuoto: si pensava di fondare un nuovo giornale, poi la cosa andò a m.; è capace di mandare tutto a m. all’ultimo momento. 7. a. Nel medioevo la parola indicò (con implicita l’idea di accumulazione) istituti o luoghi di raccolta di denaro (per es., M. delle doti a Firenze, M. dei maritaggi a Napoli), oppure fondi di denaro messi insieme da più persone per scopi varî (per es., M. dell’utilità a Venezia), o anche ammasso di merci, spec. cereali (m. frumentarî, e sim.). b. Con sign. affini ai precedenti, nell’uso moderno: monte premî, la somma totale che, dedotte le spese e le tasse, è destinata ad essere divisa tra i vincitori di una lotteria o di altro gioco a premî (totocalcio, totip, ecc.); monte cedole, nella contabilità bancaria, conto acceso per la rilevazione del movimento delle cedole staccate dai titoli di proprietà della banca e di terzi depositanti; patrimonio in monte, in contabilità, il patrimonio netto di un’impresa, risultante dalla somma algebrica dei valori attribuiti alle attività e alle passività. M. di pietà, istituto sorto attorno al 1450, che nel 1935 assunse la denominazione di m. di pegni, modificata poi nel 1938 in quella di m. di credito su pegno, la cui attività fondamentale consiste nel concedere prestiti di importo anche minimo a miti condizioni, con garanzia di pegno su cose mobili; nell’uso fam. in quest’ultimo sign. anche assol. monte (e, a Roma, montino): portare l’orologio al m. per impegnarlo. Come monte di pietà nacque anche, nel 1472, l’istituto di credito che più tardi assunse la denominazione, tuttora in uso, di Monte dei Paschi di Siena. ◆ Dim. monticèllo (v.), monticciòlo (letter. monticciuòlo), monticino.