mondo1
móndo1 agg. [lat. mŭndus]. – 1. a. non com. Netto, pulito: chi vuol la casa m., non tenga mai colomba (prov. tosc.). Ant., limpido, schietto, puro, che non contiene sostanze eterogenee: Tutte l’acque che son di qua più monde, Parrìeno avere in sé mistura alcuna Verso di quella (Dante). b. Più frequente col senso di mondato, cioè ripulito della buccia o delle scorie: castagne m. (tosc. anche pere, pesche, patate m., e sim., cioè sbucciate); grano mondo. In erboristeria, detto di droga costituita dalle foglie staccate dai rami (per es., basilico) o di organi privi di parti accessorie (per es., sambuco m., costituito dalle sole corolle dei fiori). 2. fig. a. Puro, o purificato, da un punto di vista etico o spirituale; privo di colpa. Di solito seguito da una determinazione: esser m. dal peccato, da vizî; chi Ebbe mani più monde Di spergiuro e d’insidia? (D’Annunzio); ma anche assol.: sì che, mondi e lievi, Possano uscire a le stellate rote (Dante, con riferimento alle anime del purgatorio). b. Nella Bibbia, uomo m., colui che non si è contaminato toccando cose giudicate immonde. In partic., nell’Antico Testamento si distinguevano animali mondi e immondi: in origine, i primi erano gli animali che potevano essere offerti a Dio, poi, con la legge mosaica, quelli di cui agli Ebrei era lecito cibarsi (tra questi, i quadrupedi che ruminano e hanno le unghie fesse, gli animali acquatici con pinne e squame, e alcuni insetti, come la cavalletta, che hanno quattro zampe di cui le posteriori più lunghe).