mola1
mòla1 s. f. [lat. mŏla «macina, mulino», dalla radice di molĕre «macinare»]. – 1. ant. o region. Macina da mulino: chi sfugge la m., scansa la farina (prov.), chi si tiene lontano dai pericoli o da cattive compagnie, ne evita le dannose conseguenze (ma si può anche intendere: chi non lavora non mangia); anche macina in senso generico, tamburo di pietra che, con movimento rotante, serve a frantumare materiali varî: frantoio a mole, lo stesso che molazza. In usi fig., poet.: A rotar cominciò la santa m. (Dante), la corona di dodici spiriti beati che danzano intorno al poeta; gli corse infino al muso, Né fu lontano a gir sotto la m. (Ariosto), sotto i denti dell’Orco capaci di stritolare come una macina. 2. Nella tecnologia meccanica, utensile rotante a superficie abrasiva, per lo più in forma di disco (ma anche di scodella o di tazza), usato nelle lavorazioni di sbavatura, rettifica, affilatura, lappatura, ecc. di materiali metallici e non metallici. M. naturali, ottenute da blocchi di arenaria ricchi di silice i cui granuli, annegati nella pasta calcarea, esercitano l’azione tagliente: scarsamente omogenee e resistenti, vengono usate solo per lavori semplici e di scarsa precisione, come l’arrotatura. M. artificiali, ottenute dall’impasto di una sostanza agglomerante e resistente (detta cemento), che può essere ceramica, resina termoindurente o caucciù, con un’altra sostanza dura e refrattaria (detta abrasivo), che può essere naturale (smeriglio, corindone) o sintetica (corindone artificiale, carburo di silicio); m. tenaci, m. dolci, tipi di mole artificiali così dette a seconda del tipo di lavorazione e del materiale su cui agiscono (cioè, dolci per materiali duri e tenaci per materiali teneri). M. diamantate, tipo di mole artificiali in cui l’abrasivo è polvere di diamante, mentre il cemento viene realizzato con procedimenti speciali. 3. Pesce mola, altro nome del pesce luna (lat. scient. Mola mola): v. luna, n. 6 a. ◆ Accr. molóne m. (v.).