mnemocidio
s. m. L’annientamento della memoria storico-culturale di un popolo, base e fondamento della sua stessa esistenza, attraverso la rimozione dei segnali spazio-temporali rappresentati da monumenti, luoghi di culto, siti archeologici e opere d’arte, che caratterizzano il gruppo stesso e favoriscono la trasmissione della sua cultura nel tempo. ♦ C’è sempre una nota amara nel portare alla ribalta il patrimonio culturale di quella Siria dove da sette anni si muore al buio. È come se preoccuparsi delle statue creasse di per sé una distanza asettica dalla sorte degli uomini. Eppure, nota l’archeologo Paolo Brusasco, la sofferenza dell’arte è complementare a quella della popolazione, tanto che spesso, insegna la Storia, «il genocidio si coniuga con lo mnemocidio», lo sterminio della memoria collettiva. (Stampa.it, 5 maggio 2018, Opinioni).
Composto mediante la giustapposizione dei confissi mnemo- e -cidio.
Definizione d’autore, data da Paolo Brusasco già nel 2013 (in Tesori rubati. Il saccheggio del patrimonio artistico nel Medio Oriente, Bruno Mondadori ed.). Di mnemocidio aveva scritto anche Harald Weinrich, a proposito dello sterminio nazista degli Ebrei (in Lete. Arte e critica dell'oblio, Il Mulino, traduzione di Francesco Rigotti).