mirabilia
‹mirabìlia› s. neutro pl., lat. [dall’agg. mirabĭlis; v. meraviglia], usato in ital. al femm. – Cose meravigliose, straordinarie; frequente in contesti italiani, soprattutto in frasi di tono scherz. (usato in genere senza articolo), con implicito un senso di esagerazione: al suo ritorno dal viaggio, raccontò m. di ciò che aveva visto; dire, scrivere m. di qualcuno o di qualche cosa, farne lodi sperticate, decantarne i meriti, i pregi, le virtù portentose: rimedio contro la febbre, di cui il farmacista gli diceva m. (Bacchelli); promettere m., fare promesse straordinarie. In tutte queste espressioni, è molto diffusa anche una forma analogica mirabilie. ◆ Come parola latina, e con il suo sign. originario, è stata usata nel titolo di descrizioni medievali dei monumenti più importanti di una città, e in partic. di Roma (Mirabilia Romae, Mirabilia Urbis, Mirabilia Urbis Romae), divenute dal sec. 12° un vero e proprio genere letterario di grande popolarità, con numerose edizioni che l’invenzione della stampa contribuì a moltiplicare; oggi costituiscono una preziosa fonte di informazioni per gli studî archeologici e storico-artistici.