minore
minóre agg. [lat. minor -ōris, che funge da compar. di parvus «piccolo»; cfr. meno e minimo] (al sing. masch. e femm., se premesso al sost., e in usi poetici anche al plur., o posposto al sost., si tronca spesso in minór, spec. davanti a consonante). – 1. Compar. di piccolo, che nell’uso si alterna con il compar. regolare più piccolo, e si contrappone direttamente a maggiore, con cui ha molti usi comuni: i lati m. di un rettangolo; con m. spesa, con m. sforzo; compiere il percorso in un tempo m.; scegliere il m. fra due mali; di minor mole, a minor distanza, con minor forza, di minor merito, con minor danno. Seguito da compl. di paragone: il costo è stato minore del preventivo; la cucitura a macchina richiede un tempo m. di quella a mano. Preceduto dall’articolo, ha valore di superlativo relativo: il m. di grado; con la minor fatica possibile. Nella maggior parte degli esempî citati, minore potrebbe anche sostituirsi con più piccolo (oppure più breve, più basso, più debole, e sim.); è per lo più insostituibile invece nei sign. e negli esempî che seguono: a. Con riguardo alle dimensioni, alla grandezza, soprattutto in alcune espressioni o denominazioni geografiche e astronomiche: circoli m., i paralleli, in quanto si contrappongono all’equatore o circolo massimo; Asia M.; Orsa m. e Carro m., contrapposti all’Orsa e al Carro maggiore. b. Rispetto al pregio, al grado, al valore, agli effetti reali, meno importante in relazione ad altre cose dello stesso genere che sono definite «maggiori»: Arti m., nel medioevo, quelle dei beccai, calzolai, fabbri, legnaioli, fornai, ecc.; di qui l’antica locuz. andare per la m. (meno com. della sua contraria andare per la maggiore), usata oggi solo in senso fig.: avere scarso successo, non incontrar favore, e sim. (v. andare1, nel sign. 8); con altro senso, arti m., le arti applicate; ordini m., nella gerarchia ecclesiastica preconciliare, v. ordine, n. 8; scomunica m., quella in cui una persona può incorrere senza che la Santa Sede l’abbia scomunicata esplicitamente; opere m., di uno scrittore o di un artista, le meno significative rispetto al suo capolavoro: le opere m. di Dante, di Ariosto, di Tasso (e, per metonimia, posposto al nome dello scrittore o dell’artista, indica l’insieme delle opere meno significative: Dante m., l’Ariosto m., il Tasso minore). Riferito a persona, indica chi, spec. nella produzione artistica o letteraria, non ha raggiunto l’eccellenza e la fama di coloro che sono considerati i «grandi» (con questa accezione, per lo più al plur.): i trecentisti m.; i lirici m. dell’Ottocento; i pittori m. del Rinascimento (con riferimento a un singolo, si potrà dire: uno degli scrittori m. del Trecento, uno scrittore m. del Trecento, o anche, come sost., un m. del Trecento); oppure chi è considerato inferiore di merito, di grado o di condizione sociale (in questo senso, spesso sostantivato): il rispetto che il m. deve al maggiore; Nella città rissavano i maggiori Ed i minori (Pascoli, con allusione alle lotte cittadine in periodo comunale). Per i frati m., così chiamati da san Francesco in segno di umiltà (cfr. la regola prima: et nullus in vita ista vocetur prior, sed generaliter omnes vocentur fratres minores), v. frate, n. 2. c. Con riferimento all’età di una persona, con valore relativo, indica chi, per esser nato più tardi, ha meno anni di un’altra persona: il figlio, il fratello m.; la m. delle tre sorelle. In senso assol., e per lo più sostantivato, nel linguaggio giur., indica il soggetto che è ancora in età minore, che cioè non ha ancora compiuto i 18 anni e quindi, pur essendo soggetto di diritti, non ha facoltà di esercitarli da solo: tutela dei m.; corruzione di minore; ratto, seduzione di minore; m. emancipato; per lo più sostantivato, ma con valore relativo, in altri casi: film vietato ai m. di anni 18, di anni 14. Aggiunto a nome di persona, serve a indicare, secondo l’uso lat., quello vissuto più tardi tra due personaggi omonimi: Bruto M., Catone Minore. 2. Nel linguaggio filos., con riferimento a un sillogismo, termine m., quello dei due termini estremi che ha estensione minore; premessa m., quella delle due premesse che contiene il termine minore. 3. Nella terminologia musicale: a. Intervallo m., tra due dello stesso nome (v. intervallo), quello che è di un semitono più ristretto dell’altro (do-mi bemolle è una terza minore, laddove do-mi naturale è una terza maggiore). b. Accordo m., quello che allo stato fondamentale ha la prima terza minore (do-mi♭-sol). c. Modo m., quello il cui terzo grado dista dal primo una terza minore (do-re-mi♭-fa-sol-la♭-si). 4. In matematica, l’espressione «minore di» si rende simbolicamente col segno 〈 (cioè a 〈 b significa che a è minore di b). L’avverbio corrispondente è meno (v.), che funge da comparativo di poco, ma è usato spesso anche come agg., con lo stesso sign. di minore.