minaccia
minàccia s. f. [lat. minaciae -arum, der. di minax -acis «minaccioso», dal tema di minari «minacciare»] (pl. -ce). – 1. L’atto di minacciare, le parole con cui si minaccia, e in genere il fatto di promettere o annunciare un male, un danno, un castigo e sim.: fare una m. a qualcuno; aspetto, atteggiamento pieno di m.; gesto, frase, sguardo di m.; lettera di m. (v. anche minatorio); m. di morte, di scandalo, di vendetta, di guerra; la m. d’un signore noto per non minacciare invano (Manzoni); indurre, costringere qualcuno a fare qualcosa con le m.; ottenere qualcosa con le m.; non temere le m.; arrendersi alle minacce. In diritto penale, il delitto commesso da chi provoca in altri il timore di un ingiusto danno, prospettando in qualunque modo, con parole, gesti, scritti, un male futuro e indebito, la cui realizzazione dipenda esclusivam. dalla volontà di chi minaccia e che sia di tale rilevanza da turbare obiettivamente la tranquillità della vittima. Per estens., con riferimento a cose: nella casa c’era un silenzio pieno di minaccia; Queste m. di romane mura Al cielo e al tempo (Carducci). 2. In etologia, l’insieme dei comportamenti esibiti da un individuo per allontanare individui della stessa specie o potenziali predatori, che spesso comprendono l’emissione di suoni particolari o l’assunzione di posizioni che aumentano le dimensioni apparenti dell’animale, l’esposizione delle strutture di difesa (denti, aculei, ecc.); si distinguono una m. difensiva, messa in atto quando l’animale si trova costretto e non ha più possibilità di fuggire, e una m. aggressiva, che rappresenta invece una premessa all’attacco. 3. In senso fig., pericolo incombente, annuncio più o meno esplicito di un male, di un danno e sim.: c’è m. di tempesta; è sotto la continua m. di essere licenziato; una tale politica è una grave m. di guerra; il traffico così caotico costituisce una continua m. all’incolumità pubblica; terribile, tremenda, spaventosa m.; m. incombente, vicina, lontana.