metro2
mètro2 s. m. [dal lat. metrum (solo nel sign. di «misura del verso»), gr. μέτρον «misura»; come nome di unità di misura, dal fr. mètre, proposto nel 1791 e accettato dalla Convenzione nazionale francese nel 1793]. – 1. raro e ant. Misura, in genere: in un bogliente vetro Gittato mi sarei per rinfrescarrni, Tant’era ivi lo ’ncendio sanza metro (Dante), cioè d’intensità smisurata. 2. a. L’unità fondamentale per la misura di lunghezza (simbolo: m), definita originariamente (1791) come la quarantamilionesima parte di un intero meridiano terrestre; praticamente realizzata con un campione (m. campione o degli archivî) in platino, a forma di sbarra a sezione rettangolare prima, e poi (1875) in sbarra di platino-iridio, a sezione in forma di X, conservato in opportune condizioni di temperatura presso l’Archivio internazionale dei pesi e misure di Sèvres (Francia), e a partire dal quale sono state ricavate copie poi distribuite ai paesi aderenti alla Convenzione del metro. Una definizione successiva (che risale al 1960) fa corrispondere il metro alla «lunghezza di 1.650.763,73 lunghezze d’onda, misurate nel vuoto, della radiazione emessa nella transizione dal livello 2p10 al livello 5d5 (riga arancione) del cripto 86»; la XVII Conferenza internazionale sui pesi e misure (Parigi, 1983) ha stabilito una nuova definizione del metro, come «la lunghezza della distanza percorsa dalla luce, nel vuoto, nella frazione di tempo pari a 1/299.792.458 di secondo», legando così l’unità fondamentale di lunghezza (il metro) all’unità fondamentale di tempo (il secondo) e al campione universale di velocità (la velocità della luce nel vuoto). Accanto al metro si usano i multipli (decametro, ettometro, e soprattutto chilometro) e sottomultipli (decimetro, centimetro, millimetro, micrometro detto più spesso micron, ecc.); da esso poi derivano l’unità di misura di superficie (metro quadrato: simbolo m2, meno bene mq) e di volume (metro cubo: simbolo m3, meno bene mc): un metro di stoffa, di nastro, di tubo; alla distanza di 15 metri; un’area di 18 metri quadrati. b. In senso concr., strumento (regolo di legno o di metallo, rigido o pieghevole, nastro flessibile di tela o di metallo, ecc.) della lunghezza di un metro (o anche più, come, per es., il metro dei sarti, lungo 150 cm, e il doppio m., per cui v. doppiometro), sul quale sono segnate le divisioni in decimetri, centimetri e millimetri e con cui nelle varie attività, arti, mestieri, si effettua la misurazione della lunghezza: il m. del commesso, del falegname. In partic.: m. da modellista, campione metrico con le divisioni leggermente allungate che i modellisti da fonderia adoperano per dare ai modelli le dimensioni necessarie tenendo conto del ritiro che i metalli e le leghe fuse subiscono solidificandosi. c. In meteorologia, m. dinamico (o geodinamico) l’unità di misura (simbolo: m din) del geopotenziale. d. fig. Criterio soggettivo di giudizio e di valutazione: non puoi pretendere di giudicare gli altri col tuo m.; non per tutti vale lo stesso m.; valutare, compensare, premiare tutti con lo stesso m.; usare un m. diverso secondo i casi o le persone. 3. a. Nella poesia quantitativa greco-latina, il termine indica sia l’unità di misura nel verso (cioè il piede nei versi composti di dattili o di piedi più lunghi, o la dipodia nei versi anapestici, giambici e trocaici), sia più genericam. il verso stesso o la strofe: m. dattilico, m. elegiaco, m. saffico, m. alcaico (in tutti questi esempî è usata anche la forma greca traslitterata mètron); i m. catulliani, oraziani; Ma né d’Ascra potrian né di Libetro L’amene valli, senza il cor sereno, Far da me uscir iocunda rima o metro (Ariosto). Nella poesia moderna, indica la struttura particolare di un verso o di una strofe, o anche lo schema metrico di un componimento: m. quinario, decasillabo; l’ottava è il m. tradizionale dei poemi eroici e cavallereschi; il m. del sonetto, della ballata, della canzone; m. barbari (v. barbaro); i m. usati dal Chiabrera, dal Tolomei, ecc. b. estens. Poesia, in genere: Già era, e con paura il metto in metro, Là dove l’ombre tutte eran coperte (Dante); Io, di me stesso diffidando, poso Dal m. audace (Giusti), smetto cioè l’ardito tentativo di tradurre l’immagine in versi. c. fig. Argomento o tono del discorso: su questo m., potrei continuare a lungo; gli rispose sullo stesso m.; con senso più partic.: Così tornavan per lo cerchio tetro ..., Gridandosi anche loro ontoso m. (Dante), gridandosi di nuovo la loro frase ingiuriosa, simile a una cantilena, a un ritornello (cfr. l’uso di verso in un senso fig. affine). Con ulteriore traslato, modo di comportarsi, di agire: non si può seguitare su questo m.; occorre cambiar m.; alla sua scorta dietro Con volto s’avviò pensoso e basso, Di ritroso fanciul tenendo il metro, Quando la madre a’ suoi trastulli il fura (V. Monti).