messe
mèsse s. f. [lat. mĕssis, der. di metĕre «mietere», part. pass. messus]. – 1. letter. a. L’operazione di falciare e raccogliere i cereali, e in partic. il grano, quando le spighe sono giunte a maturazione (sinon. quindi di mietitura): il tempo della messe. Con sign. concr., il ricavato della mietitura, cioè il raccolto, soprattutto con riguardo alla quantità: m. ricca, abbondante, scarsa. b. fig. Ciò che si raccoglie come frutto di un’attività, di un’opera intrapresa e sim.: fare larga m. di guadagni, di lodi, di onori; una generosa m. di approvazioni, di applausi, di adesioni; l’opera dei missionarî ha dato buona m. di anime; anche assol.: raccogliere abbondante m. dal proprio lavoro, dalle proprie fatiche. 2. Più comunem., la distesa delle piante di grano, o anche di altri cereali, nel ciclo della loro crescita: la m. spunta, verdeggia, biondeggia nei campi; mietere, falciare la m.; m. rigogliosa; tempesta o vento Men tosto abbatte la pieghevol m. (T. Tasso). Spesso usato al plur., spec. per dare il senso di una maggior estensione, o anche per indicare il complesso dei varî generi di cereali: le m. ondeggiano al vento; la grandine ha danneggiato le m.; immensa terra ..., un dì beata D’eterne m. (Foscolo). Fig.: mettere (o porre) la falce nella m. altrui, invadere il campo dei diritti altrui, occuparsi di cose che non rientrano nella propria competenza; la m. è molta ma gli operai sono pochi, parole di Gesù nel Vangelo (Luca 10, 2: messis quidem multa, operarii autem pauci), allusive alla missione di evangelizzare le anime che egli affida a settantadue suoi discepoli.