mercede
mercéde (ant. merzéde) s. f. [lat. merces -ēdis, der. di merx mercis «merce»]. – 1. a. Ciò che si dà a una persona come compenso per un lavoro o corrispettivo per una prestazione; è vocabolo più nobile e solenne e insieme più generico dei sinon. paga, salario, e sim.: pattuire, pagare, ricevere la m.; buona, magra m.; rifiutare, negare la m., la giusta m.; lavorare a m., per compenso. b. Con sign. più ampio, letter., ricompensa, premio, anche di natura spirituale: a colui ch’a tanto ben sortillo Piacque di trarlo suso a la mercede Ch’el meritò nel suo farsi pusillo (Dante), al premio eterno del paradiso, più esplicitamente detto m. eterna o celeste o divina. 2. ant. Opera degna di ricompensa, azione meritoria, merito in genere: s’elli hanno mercedi, Non basta, perché non ebber battesmo (Dante). 3. ant. Pietà, grazia: quanto più ’l tuo aiuto mi bisogna Per dimandar mercede, allor ti stai Sempre più fredda (Petrarca); domandare, gridare m., invocare pietà. Vostra m., sua m., e sim., per vostra, per sua grazia o bontà: Voi mi chiamaste allor, vostra merzede (Dante). Rendere m., ringraziare, o contraccambiare un beneficio: Ora io son qui per renderti mercede Del beneficio che mi festi allora (Ariosto). Venire, mettersi, essere alla m. di qualcuno, in suo arbitrio, a sua discrezione. In tutte queste locuz., è molto più com. la forma tronca mercé (v.), ancora in uso nel linguaggio letterario. Col sign. di «pietà, misericordia» è attributo della Madonna, nelle espressioni Madre di mercede, Beata Maria Vergine della M., da cui, per ellissi, Ordine della M., padri o religiosi della M. (v. anche mercedario).